L’altra Bayreuth che guarda al futuro 

Un’opera di Klaus Lang in prima assoluta e l’ormai tradizionale Wagner per i bambini 

Der verschwundene Hochzeiter (Foto Enrico Nawrath)
Der verschwundene Hochzeiter (Foto Enrico Nawrath)
Recensione
classica
Reichshof, Bayreuth
Der verschwundene Hochzeiter / Der Ring für Kinder 
24 Luglio 2018 - 25 Luglio 2018

C’è una leggenda popolare in Austria che narra di uno straniero che arriva in un villaggio nel quale si sta svolgendo un matrimonio. Lo sposo invita lo straniero a unirsi alla festa e, dopo qualche giorno, lo straniero ricambia e invita lo sposo a recarsi al suo matrimonio. Quando questi arriva, lo straniero lo invita a ballare ma solo fino a quando ci sarà la musica. Ma lo sposo è così preso dallo spirito della festa che non rispetta il divieto. Tornato al suo villaggio, tutto è cambiato e non riconosce più nessuno. Si accorge che sono trascorsi 300 anni e, prendendo coscienza, si disintegra in una nuvola di polvere. È il racconto dal quale parte Der verschwundene Hochzeiter (Lo sposo scomparso), l’opera dell’austriaco Klaus Lang, andata in scena in prima assoluta a Bayreuth nell’ambito dell’iniziativa “Diskurs Bayreuth” curata da Marie Luise Maintz come programma collaterale al festival wagneriano. Se la formula del festival maggiore resta intoccabile secondo la volontà dell’iniziatore Richard Wagner, la direttrice artistica Katharina Wagner cerca con queste attività di rendere più attuale il senso di Bayreuth oggi a oltre 140 anni dalla fondazione del festival e di garantirgli un futuro che non abbia solo un carattere museale. 

Per la cronaca, l’opera di Lang è la prima creazione ospitata a Bayreuth dopo il Parsifal del 1882, ma il luogo che l’accoglie non è ìl Festspielhaus, tuttora inaccessibile alle opere non autorizzate da Wagner stesso, ma il cinema dismesso Reichshof, oggi centro policulturale, nel cuore della cittadina francona. In sintonia con il Lohengrin inaugurale, il tema del divieto è al centro dell’opera di Lang, altrimenti lontanissima musicalmente dal mondo musicale wagneriano ma anche dal suo epos eroico. Quella di Lang è una musica rarefatta, atmosferica, ipnotica che non ha una dinamica interna ma che muta in funzione della timbrica continuamente cangiante. Se un paragone con Wagner si può azzardare, è piuttosto con il Parsifal e con “zum Raum wird hier die Zeit”, ossia con quel tempo che si fa spazio eterno e immutabile nella celebrazione del mistero eucaristico. 

Non c’è golfo mistico ma l’idea di una musica avvolgente si ritrova anche in Lang, che dispone gli strumentisti dell’Ictus Ensemble e le voci di Cantando Admont lungo i due corridoi laterali e nella galleria nel fondo della sala con i due solisti, il basso Alexander Kiechle (Lo sposo) e il controtenore Terry Wey(Lo straniero). Alla parte scenica pensa Paul Esterházy, che costruisce uno spazio dimesso – una stanza vuota con due finestre sullo sfondo – nel quale le due presenze dei gemelli Otto Bubeniček e Jiří Bubeniček interagiscono con le loro immagini in dimensione reale proiettate su uno schermo inclinato che trasmette l’illusione di una smaterializzazione dei loro corpi in movimento costante. Non c'è alcun tentativo di creare un tessuto narrativo assente nel pezzo di Lang ma piuttosto di cogliere le sue suggestioni astratte. 

 

È ormai tradizione l’appuntamento con il Wagner per i più giovani. In una affollatissima Sala prove IV, a poche decine di metri dal mitico teatro wagneriano, va in scena un Anello del Nibelungo in una riduzione di Katharina Wagner e Markus Latsch. Forse due ore separate da una pausa sono troppe, ma il coloratissimo spettacolo allestito da David Merz con le coloratissime scene di Julius Theodor Semmelmann, racchiuse in un grande scrigno di legno che si apre e richiude per consentire i cambi, e gli spiritosi costumi fra mito e quotidianità di Ina Kromphart, raggiunge comunque l’obiettivo di un primo approccio ai miti wagneriani del pubblico dei wagneriani di domani. Molti i dialoghi che rendono più spigliato e comprensibile il racconto ma moltissima la musica che sopravvive brillantemente nella riduzione di Marko Zdralekeseguita con cura dalla Brandeburgisches Staatsorchester di Francoforte sull’Oder diretta da Azis Sadikovic. Che l’opera per bambini sia affare tremendamente serio lo si capisce anche e soprattutto dall’impegno che ci mettono i numerosi interpreti di questo micro Ring, tutti wagneriani certificati, fra i quali citiamo almeno il Wotan di Jukka Rasilainen, la vigorosa Brünnhilde di Daniela Köhler, il doppio Siegmund e Siegfried di Martin Wolfsteiner, lo scatenato Alberich di Armin Kolarczyk, la Fricka di Simone Schröder e colossali giganti Fasolt di Sebastian Pilgrim (anche Hunding) e Fafner di Timo Rihonen (anche Hagen). 

 

 

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