La materia visionaria di Romitelli e Berio incanta la Biennale

L'Ensemble Intercontemporain accende l'abbinata "Professor Bad Trip" e "Laborintus II"

Recensione
classica
Biennale Musica Venezia
25 Settembre 2010
Una comoda banalizzazione riduce talvolta la figura di Fausto Romitelli (lo sfortunato musicista goriziano scomparso a soli 40 anni nel 2004) a quella di compositore che ha introdotto nella propria ricerca contemporanea le sonorità e le suggestioni del rock o della techno. Il punto è che questa forte tensione non accademica è stata supportata da una reale e visionaria consapevolezza di cosa quei linguaggi possano esprimere (elemento che sembra quasi sconosciuto – colpevolmente – alla grande maggioranza dei suoi colleghi), nonché dalla straordinaria capacità di metterli in relazione con contesti formali più complessi. Una riprova? Eccola, vibrante: la Biennale Musica gioca subito uno dei suoi assi e costruisce un serata indimenticabile al Teatro delle Tese, affidando all’Ensemble Intercontemporain e alle voci di Axe21 le tre “Lessons" del "Professor Bad Trip" di Romitelli e una fantastica riproposizione di "Laborintus II" di Luciano Berio. Nelle mani di esecutori così intensi e impeccabili, le cupe ossessioni del primo (ispirate alle ricerche di Henri Michaux sulle droghe) sono un denso succedersi di strati emozionali, mentre il caleidoscopico mondo fonetico/materico allestito dalla coppia Berio/Sanguineti ci viene ridonato nella sua debordante ricchezza. Ascoltare i lavori di questi due compositori così abbinati risveglia nell’ascoltatore una straordinaria mobilità percettiva, rinfocola la sensazione che la rottura di quel diaframma tra scrittura colta e gli altri mondi sonori sia una chiave imprescindibile di accesso all’espressione contemporanea, rinnova alla parola poetica e al gesto elettrico una centralità che non si fa ingabbiare e che contagia felicemente. Pubblico entusiasta, come è giusto che sia.

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