La Cage aux folles conquista Parigi

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23 dicembre 2025 • 4 minuti di lettura

La cage aux folles (Foto Thomas Amouroux)
La cage aux folles (Foto Thomas Amouroux)

Parigi, Théâtre du Châtelet

La Cage aux folles

05/12/2025 - 10/01/2026

Leggera eppure profonda, fa ridere quanto riflettere, un’inno all’amore nelle sue diversità d’espressioni e un invito all’essere se stessi con orgoglio. Se l’omonima commedia del francese Jean Poiret, messa in scena a Parigi nel 1973, ha conosciuto un successo planetario dieci anni dopo quando è stata trasformata in musical a Broadway, grazie alle musiche di Jerry Herman, (il compositore di Hello, Dolly!) e al libretto di Harvey Fierstein, adesso La Cage aux folles è tornata in Francia, è stata adattata in lingua francese e ambientata in un francesissimo cabaret, tutto piume e paillettes, conquistando Parigi. Previste quarantuno repliche, anche due spettacoli al giorno nei festivi, e biglietti andati a ruba. In effetti Olivier Py, direttore del Théâtre du Châtelet che ha curato la regia e l’adattamento in francese del libretto, ha messo in scena un lavoro magnifico, gli interpreti sono tutti bravissimi, la parte musicale, affidata a Les Frivolités Parisiennes diretti da Christophe Grapperon in alternanza con Stéphane Petitje, è scoppiettante e trascinante. Se negli USA, il musical è diventato un manifesto della lotta per i diritti LGBTQI+ e un palcoscenico privilegiato per travestiti e drag queen, a Parigi è uno spettacolo per tutti, mai volgare, mai eccessivo, delicato e raffinato, affascinante e ironico. Ma, sotto i lustrini e il sorriso, restano centrali la questione dell’essere sé stessi, sfidando le convenzioni sociali, e quella, sempre più attuale, dell’essere genitori, una mamma e un papà anche se dello stesso sesso. Py è riuscito a bilanciare straordinariamente bene le due componenti, lo spettacolo e il messaggio sociale e politico.

Merito anche dei due protagonisti, di talento quanto eleganti, malgrado i travestimenti: Laurent Lafitte è un bravissimo Albin, in arte Zaza, per cui il corsetto è una corazza e il mascara il trucco di un guerriero, al suo fianco Damien Bigourdan è Georges, il suo più mite compagno nella vita e presentatore in scena, il padre del bambino che i due allevano con amore, che cresce etero e che adesso si vuole sposare perché ha conosciuto una ragazza e si è innamorato. Se Lafitte è innanzitutto un attore, ha studiato con impegno canto e danza e la sua prestazione è godibilissima; più lirica, impostata, invece la voce di tenore di Bigourdan, morbida, piena e calda. La parte vocale è graffiante, anche con ironiche citazioni operistiche, come i vocalizzi e l’aria “Follie!Follie” della Traviata, che terminano spesso con inusuali note basse dato che in scena ci sono per la maggior maschietti, anche se in abiti femminili. Le scene ed i costumi sono di Pierre-André Weitz che su una piattaforma rotante riesce a includere il locale di Saint Saint-Tropez, la Cage aux folles appunto, visto sia dalla parte del palcoscenico che da quello dei camerini, e la vista della spiaggia, ma anche la casa di Albin e Georges, il café e il ristorante Chez Jacqueline. I cambi scena sono una quarantina, vorticosi ma fluidi, tutti perfettamente eseguiti, a cui si deve aggiungere pure i cambi di costume, oltre centocinquanta, tutti molto belli, scintillanti di sete e strass, insomma una vera festa per gli occhi. Una dopo l’altra pure si susseguono le canzoni, una più bella dell’altra, che scopriamo già conoscere, anche se non abbiamo mai visto il musical , perché sono diventati dei tube mondiali, tra le più conosciute “J’ai le droit d’être moi” (Ho il diritto di essere me stesso), in inglese la celeberrima “I Am What I am”, oppure “On ne vit qu’une fois” (Non si vive che una volta) e la dolcissima “Cet amour-là” (Quell’amore) che verrà ripreso prima del finale e che è un’ode all’amore vero, sincero, profondo, duraturo, amore per un compagno ma anche per un figlio, anche se non lo si è generato, e per i genitori che ti hanno allevato, anche se non ti hanno messo al mondo. Il figlio Jean-Michel è interpretato dal giovane attore e cantante Harold Simon, la sua fidanzata Anna da Maë-Lingh Nguyen, i genitori di lei, la famiglia bigotta di destra Dindon, Gilles Vajou e Emeline Bayart. Questi ultimi sono infine generosamente inseriti pure nello spettacolo del cabaret per salvare la loro moralità di facciata. I personaggi sono tanti, ma l’intreccio si sviluppa con chiarezza, e meritano una citazione anche il Jacob di Emeric Payet e la Jacqueline del bravo soprano Lara Neumann.

E poi ci sono le “cagelles”, le/i “tropézien.ne.s” e gli “swings” con i loro numeri da cabaret nella migliore tradizione francese, ma anche americana, con le coreografie di Ivo Bauchiero ma anche del claquettiste Aurélien Lehmann. Perché se La cage aux folles è ritornata in Francia, ha mantenuto anche tanto del musical di Broadway, mescolando con intelligenza generi e stili. Alla fine ovazione del pubblico.