Il virtuosismo della giovane Sophia Liu
A Bologna si inaugura la rassegna estiva Pianofortissimo & Talenti

Non è mai semplice parlare dei giovani musicisti, soprattutto quando sono avvolti dall’aura delle promesse di grandezza futura. In verità, diventa estremamente facile quando il talento è presente in abbondanza e se sono coadiuvati da un ente che li accolga con rispetto e tanta cura.
Ebbene, questo è il caso di Pianofortissimo & Talenti, rassegna estiva di concerti all’aperto in luoghi di Bologna emblematici per storia e valore artistico, prodotta da Inedita e dedicata, alla curiosa attenzione del suo appassionato pubblico, a presentare le star del pianismo di domani. Giunto alla sua XIII edizione – ospitata da Bologna Festival – il ciclo di concerti curato da Alberto Spano, in veste di direttore artistico, si inaugura con l’esaltante recital di Sophia Liu. La pianista canadese, classe 2008, si distingue per un ricco e mai sterile virtuosismo, ben evidenziato da un audace programma di notevole difficoltà tecnica e andato in scena nella suggestiva cornice del Cortile dell’Archiginnasio.
Si inzia con quella meraviglia musicale della Suite da Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, nella trascrizione per pianoforte di Mikhail Pletnev. La giovane interprete si distingue per la grande attenzione tecnica con cui padroneggia ogni sezione dell’opera, restituita in tutte le sue sfaccettature emotive. Si apprezzano particolarmente la notturna e giocosa vezzosità della Danza della fata confetto, il trasporto emotivo che pone in rilievo la dolce, improvvisamente disperata, nostalgia dell’Intermezzo e il catartico crescendo sentimentale dello struggente Pas de deux.
Liu prosegue affrontando l’impervio repertorio lisztiano, che la mette alla prova sia sul fronte tecnico, sia su quello interpretativo. Il risultato è notevolissimo, considerando l’ottima aderenza del tocco deciso e brillante della pianista al carattere dolce, delicato, sognante e sospeso del sonetto 123 del Petrarca in La bemolle Maggiore. Allo stesso modo, Réminescences de Norma lascia senza fiato per come Liu infonde all’omaggio belliniano di Liszt un forte accento giovanile, caratterizzato dall’impeto esecutivo, dall’esplosività del suono e, a volte, quasi da una certa rabbia interpretativa. Pertanto, a fronte di un brano davvero faticoso da suonare, le si perdona qualche imprecisione, dettata dall’eccessiva esibizionistica velocità con cui affronta alcuni passaggi. È anche vero, ed è fondamentale sottolinearlo, che Liu conquista anche nei momenti meno virtuosistici e più lirici, restituendone egregiamente la tristezza e la tragicità.
La seconda parte del concerto è tutta dedicata a Chopin. L’Andante spianato e Grande Polacca brillante op. 22 si afferma nell’efficace ambivalenza tra la morbidezza poetica della prima sezione e l’impertinente nobile altezzosità delle volatine della seconda, ben padroneggiate dall’ottima tecnica di Liu. A seguire, la scivolosa frizzantezza del Rondò “à la Mazur” in Fa Mggiore op. 5 prepara lo scoppiettante finale della serata: l’esecuzione delle Variazioni su “La ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart op. 2, in cui la giovane pianista incanta per il virtuosismo controllato e per la compattezza e maturità interpretativa.
Il concerto si conclude con un gradevolissimo bis e con i calorosi applausi del pubblico. Insomma, un’inaugurazione davvero speciale e che lascia presagire grandi cose per i prossimi eventi della rassegna.
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