Indovina con chi suono stasera

Approda a Bologna lo spettacolo del pianista umano Roberto Prosseda e del pianista robotico TeoTronico

Roberto Prosseda e TeoTronico
Roberto Prosseda e TeoTronico
Recensione
Bologna, Cortile dell’Archiginnasio
Roberto Prosseda e TeoTronico
02 Luglio 2020

Hanno ripreso a suonare le orchestre e a cantare i cori. Trii e quartetti suonano distanziati. I pianisti sono i soliti privilegiati, non dovendo accordarsi con nessuno. Ma una cosa è loro preclusa dalla legge: suonare a quattro mani – salvo fare outing dichiarando di essere conviventi. Oppure bisogna trovarsi un collega come TeoTronico, che non emette droplets.

Teo è nato ad Imola nel 2008, figlio di Matteo Suzzi (madre ignota). Autodidatta, all’età di tre giorni suonava già il pianoforte con 29 dita. Nell’adolescenza è arrivato a 53, ed invade quindi ormai quasi tutta la tastiera: per duettare con lui è dunque necessario disporre di un secondo pianoforte.

Ci prova dal 2013 Roberto Prosseda, pianista non meno titolato, nonostante debba arrangiarsi con sole dieci dita. Più che duettare, i due gareggiano davanti al pubblico eseguendo gli stessi brani: l’uno li suona, l’altro li interpreta; il robot regolarizza e uniforma meccanicamente, l’uomo cerca l’irregolarità come mezzo di espressione.

Nel corso della serata, il copione faceto assume venature didattiche: uomo e macchina dialogano sulla filosofia dell’esecuzione musicale, le esemplificazioni all’una e all’altra tastiera diventano l’occasione per spiegare alla platea il significato di fraseggio, agogica, dinamica, tocco, insistendo particolarmente sul concetto di rubato, mentre i due pianisti si scambiano salaci commenti sulle esecuzioni dell’altro, senza cortesie. I concetti “passano”, anche per la felice scelta di brani celeberrimi, nelle orecchie di tutti, che aiutano gli ascoltatori a cogliere all’istante le differenze esecutive.

Lo spettacolo, già ben rodato, approda per la prima volta a Bologna, nel nobile cortile dell’Archiginnasio, grazie all’azione congiunta delle associazioni Bologna Festival e Inedita per la Cultura, che hanno fatto fronte comune alla situazione contingente, unendo le rispettive rassegne concertistiche “Pianofortissimo” e “Talenti”.

Quanto mai le due etichette si adattano, per bella combinazione, agli eroi di questa singolarissima tenzone, specie nel momento in cui l’uno ha suonato uno stravagante arrangiamento iperbolico del Volo del calabronedi Rimskij-Korsakov, che avrebbe richiesto una decina di mani umane per poter essere eseguito, l’altro si è raccolto in sé stesso eseguendo il Notturno di Skrjabin per la sola mano sinistra, che sembrava però avere l’espansione di un’intera orchestra (e qui Prosseda ci ha deliziati con la delicatezza del suo tocco).

Un solo assunto – quasi ideologico – finiva per stonare, nella finalità pedagogica della proposta. Il concetto ripetuto fino all’eccesso era l’inadeguatezza del robot alle prese con Mozart e Chopin per la mancanza di “cuore”, che lo portava ad esecuzioni piatte, monotone, rudi; ma per ben due volte veniva poi concesso a TeoTronico di sconfinare nel pop, suonando e cantando insieme, con un’esecuzione invece “umanizzata”, assai più piacevole, quasi credibile. Si voleva così, sotto sotto, dimostrare la superiorità estetica di un repertorio sull’altro? Ma la goffa esecuzione del più famoso Notturnodi Chopin non dipende forse dalla programmazione informatica decisa per il robot, così come l’esecuzione ipersdolcinata di Prosseda (giustamente criticata senza mezzi termini da TeoTronico) dipende dall’intenzione stilistica del pianista?

Del resto, proprio nel campo del pop la gran parte dello strumentale è ormai oggi a produzione digitale, e senza che si avvertano freddezze e rigidità. Come il pianoforte elettrico si è ormai affiancato in molti ambiti al pianoforte meccanico, così l’esecutore virtuale potrebbe supplire in qualche occasione a quello in carne ed ossa. Pensate a una scuola di musica priva della classe di fagotto, che potrebbe comunque “montare” una partitura completa per le esercitazioni orchestrali interne ricorrendo a un fagotto digitale. E in un futuro distopico potremmo persino immaginare l’esecuzione di un’intera sinfonia senza un solo scrocchio dei corni...

L’unico vero svantaggio, nel suonare in coppia con TeoTronico e i suoi fratelli, è che dopo tocca andare a cena da soli. E questo non va.