Il sospiro eversivo della seduzione

Un concerto omaggio a Giorgio Battistelli alla Tenuta dello Scompiglio di Lucca

Foto Angelica D'Agliano
Foto Angelica D'Agliano
Recensione
classica
Associazione Scompiglio Lucca
22 Aprile 2017

Al termine del concerto viene da pensare che non sia stata poi così casuale la proposizione conseguenziale – offertaci alla Tenuta dello Scompiglio, sulle colline lucchesi – di due opere di Giorgio Battistelli nella serata a lui dedicata. Opere così lontane ma paradossalmente così vicine: Marx Lenin Mao Tse-Tung (2017) per tre percussionisti (prima esecuzione assoluta) e Aphrodite - Monodramma di costumi antichi (1983), per voce, arpa, flauti e percussioni su testo di Pierre Louÿs, con la direzione di Erasmo Gaudimonte. Scritto per il centenario della Rivoluzione d’ottobre russa e dedicato all’ensemble Ars Ludi, Marx Lenin Mao Tse-Tung si sviluppa su più fronti, ritmico, vocale-fonetico, satirico-evocativo, sicuramente politico. Battistelli già con Orazi e Curiazi (1996) per due percussionisti e Ostinato (1986) per tre batterie e organo ha mirabilmente esaltato lo stretto rapporto percussione/gesto/corpo come contenitore, amplificatore di energie. Quest’ultima breve opera, strutturalmente più fragile, rischiosamente didascalica, ci ripropone quelle tematiche. I tre percussionisti entrano in scena arrivando da punti diversi, suonano con le mani rullanti che portano addosso. Una volta al centro dello spazio scenico anche le voci dei performer entrano in gioco: "Marx-Lenin-Mao-Tse Tung", come in un mantra, lo slogan che infiammò le piazze di mezzo mondo, che evoca le grandi manifestazioni studentesche e operaie, trasfigura semplicemente in parole, monosillabi, suoni da manipolare, dilatare, distorcere, sovrapporre, modulando i volumi delle voci. Espropriati del loro valore simbolico, ridotti a malleabili strumenti estetici, Marx, Lenin e Mao-Tse Tung si aggirano come fantasmi, mentre un più incisivo uso dei rullanti con le bacchette e il ritmato calpestio dei musicisti accumulano tensione rumoristico-parossistica. Mentre sul palco non sono ancora scomparse del tutto le ultime bandiere rosse irrompe la forza, la dolcezza della seduzione, del piacere perverso. E cosa c’è di più rivoluzionario di quell’atto, sessuale ma non solo, che si contrappone alla norma, a una morale restrittiva? Aphrodite del 1896 è un romanzo alquanto singolare del poeta francese Pierre Louÿs (1870/1925), parnassiano, simbolista, poco conta, quello che stimola Battistelli è certamente la spregiudicatezza e la drammaticità con la quale l’autore affronta il tema dell’amore sensuale caro ai decadenti. Il testo è perfetto per costruire un sogno, un’opera avvolta da veli trasparenti, dai toni pastello. I materiali sonori messi in gioco sono disparati, melodie, esotismi, minimalismi, ritmi tribali, tutti sapientemente decontestualizzati allontanando il rischio della citazione, messi al servizio della costruzione drammaturgica. Le indicazioni per la voce, il personaggio di Criside la protagonista, non sono molte. Frammenti di testo, sospiri, languidi gemiti, ammiccamenti. Laura Catrani sceglie una linea di lettura interpretativa equilibrata, sia sul recitativo che il cantato, senza guizzi o forzature sceniche, risultando credibile, coinvolgente, soprattutto coerente con il contesto strumentale. Le marimbe di Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi e Gianluca Ruggeri, sfiorate, soffiate, sollecitate con l’archetto, creano un sottofondo vitalissimo e visionario, mentre gli interventi ciclici della grancassa distribuiscono vibrazioni scure e misteriose. La purezza dei flauti di Giovanni Trovalusci esalta aspetti erotico-ludici. L’arpa di Patrizia Radici tesse una fittissima soave trama che nel finale si trasfigura, con l’uso inusuale dell’archetto sulle corde, in sibili inquietanti. Sia nella nuova produzione, con tutti i limiti emersi, che nell’ancora eccitante attualità di Aphrodite la serata alla Tenuta dello Scompiglio ci conferma come la filosofia compositiva di Giorgio Battistelli non possa prescindere da una musica concepita come strumento di indagine critica tutta immersa nella società, nell’attività umana. Una sua profonda concezione politica.

Interpreti: Laura Catrani: voce; Patrizia Radici: arpa; Giovanni Trovalusci: flauti. Ars Ludi: Antonio Caggiano: marimba, tamburo a cornice; Rodolfo Rossi: marimba, tamburo a cornice; Gianluca Ruggeri: marimba, tamburo a cornice; Erasmo Gaudiomonte: direttore.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: per il Maggio della Musica

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione

classica

Al Theater Basel L’incoronazione di Poppea di Monteverdi e il Requiem di Mozart in versione scenica