Il labirinto contemporaneo di Don Giovanni apre la Biennale Musica

Nelle belle sale del Conservatorio, un affollato intreccio di suoni e installazioni

Recensione
classica
Biennale Musica Venezia
23 Settembre 2010
Ha scelto la spettacolare forma dell'opera-labirinto Luca Francesconi - tra installazioni e esecuzioni ripetute in saloni, scale, logge del Conservatorio Benedetto Marcello - per aprire la sua Biennale Musica 2010. Al centro di tutto la figura di Don Giovanni - tre scene mozartiane del quale vengono riproposte in altrettante postazioni - e il suo mito, liberamente interpretato dai compositori invitati. Invitato a smarrirsi in questo dedalo di luoghi e suoni, lo spettatore può incrociare così fantasmatiche videoinstallazioni e un sassofonista solitario che sale le scale seguendo indicazioni scritte sul muro, piccoli ensemble e brandelli di teatro, fino a giungere nella sala da concerto sui cui sedili appaiono ogni tanto dei busti di gesso. Ne viene fuori un'esperienza percettiva inevitabilmente caotica e frammentaria (complice anche un afflusso di pubblico altissimo che nei passaggi più angusti ha fatto ricordare più una domenica al centro commerciale che uno smarrimento spazio-temporale), da cui emerge la sensazione che gran parte delle composizioni non abbiano nella propria natura la capacità di farsi "attraversare" e in cui le possibilità site-specific sono sfruttate solo da alcuni (Michele Tadini o Federico Troncatti, che ha messo in cortocircuito Mozart e Maderna nelle aule frequentate da quest'ultimo). Tra le composizioni che sono riuscito a ascoltare con maggiore attenzione, sono sembrate suggestive la "Serenata d'addio" di Francesco Zorzini e le variazioni per coro e percussioni scritte da Maria Gabriella Zen. Un'esperienza comunque originale, ma che nel suo sovrapporsi (più cageano che ivesiano alla fine) di fonti sonore ha paradossalmente proiettato la sensualità un po' ossessiva di Don Giovanni in uno scenario più distratto che ammaliato.

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