L'ironia di Kagel e Bussotti nell'Exit della Biennale Musica

Una serata densa, dalle consolle dei videogiochi al canto qawwali, chiude il Festival

Performance a Exit
Performance a Exit
Recensione
classica
Biennale Musica Venezia
02 Ottobre 2010
Si finisce un po’ come sei era cominciato e il cerchio si chiude (lasciando spiragli, però!) su questa Biennale Musica 2010. Così come avevamo vagato per il palazzo del Conservatorio in cerca di (o inseguiti dalla) musica nel progetto "Don Giovanni a Venezia", così il pubblico di Exit – l’ormai collaudato evento conclusivo delle Biennali firmate Francesconi – è stato invitato a esplorare lo spazio delle Tese in una serata piena di musica e installazioni. Collocati in zone diverse, chi dentro una scatola nera, chi dietro un grande pannello curvo, chi in una sorta di acquario sonoro, chi manovrando una consolle per videogiochi, i musicisti venivano raggiunti dagli ascoltatori a volte "in medias res", novelli pifferai magici di una serata ben costruita e coinvolgente. Non è un caso che a fare la parte del leone siano state quelle situazioni che, per motivi differenti, più si allontanano dall’accademismo e dalla ormai asfittica autoreferenzialità della scena contemporanea che il Festival continua a tenere come riferimento principale. Pensiamo a Mauricio Kagel, con la geniale teatralità di "Tango Alemàn" e "Pas de cinq", ma pensiamo anche alla coppia Sylvano Bussotti/Nicholas Isherwood, protagonista di alcuni spiazzanti duetti pianoforte/voce di basso che hanno divertito e commosso il pubblico. Per non dire della travolgente esibizione dei pakistani del Fareed Ayaz Qawwal Ensemble, che con il calore della loro musica devozionale hanno avuto un impatto quasi liberatorio e certamente indicativo della potenza espressiva di molte espressioni musicali regolarmente escluse o marginalizzate dalla Biennale. Tra le tante cose, da ricordare anche "Seascape" per flauto contrabbasso, splendidamente eseguito da Antonio Politano. Autore, guarda caso, Fausto Romitelli. Più chiaro di così!

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