Il difficile cammino degli amanti di Herrmann
L’opera Wuthering Heights del celebre compositore di Hollywood presentata con successo in prima francese all’Opéra de Lorraine di Nancy
Tormentata almeno quanto la storia d’amore fra la romantica Catherine Earnshaw e il tenebroso Heathcliff la vicenda dell’opera Wuthering Heights (Cime tempestose) di Bernhard Herrmann. Il geniale e richiestissimo autore di innumerevoli colonne sonore di film che hanno segnato la storia del cinema – dal mitico Citizen Kane di Orson Welles passando per i grandi classici di Alfred Hitchcock fino alla “new wave” di Martin Scorsese e del suo Taxi Driver – ebbe non pochi problemi a far accettare il suo unico lavoro destinato alla scena lirica, nonostante un soggetto, il romanzo di Emily Brontë, non certo estraneo all’industria dei sogni fin dal successo del celebre film di William Wyler con Merle Oberon e Laurence Olivier. Se Hermmann si mise al lavoro già nel 1943 e terminò la partitura a Minneapolis alle 15 e 45 del 30 giugno del 1951 (secondo l’annotazione autografa), non si contano i rifiuti di dare una veste scenica alla corposa composizione. Non servì a molto nemmeno la registrazione dell’opera nel 1966, finanziata dallo stesso Herrmann in un ennesimo tentativo di far decollare il lavoro. Solo sette anni dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1975, l’Opera di Portland decide finalmente di portarla in scena ma con tagli sostanziosi e soprattutto un lieto fine già rifiutato da Herrmann in vita. Poi più nulla fino al 2010, quando Alain Altinoglu la dirige completa ma in forma di concerto al Festival di Montpellier. Nel 2011 si festeggia il centenario della nascita di Herrmann e finalmente la Minnesota Opera presenta la prima versione scenica del suo Wuthering Heights senza tagli, seguita dalla prima europea a Braunschweig nel 2015 e adesso dalla prima francese all’Opéra de Lorraine di Nancy in un accattivante allestimento firmato da Orpha Phelan.
Spettacolo di taglio classico, intonato alla natura del lavoro di Herrmann coerente con la tendenza fortemente narrativa di gran parte del teatro musicale americano del dopoguerra (lontanissimo dagli ideologici furori iconoclasti del Vecchio Continente), come i costumi sontuosamente cinematografici e la scena fissa polifunzionale di Madeleine Boyd fatta di assi lignee sconnesse, che alludono alla dimora in rovina di Wuthering Heights del prologo e fungono da paesaggio della memoria nel racconto in flashback dell’incrollabile e controverso legame amoroso fra Catherine e Heathcliff che si sviluppa dalle pagine del diario della donna. Nella migliore tradizione teatrale anglosassone, il lavoro della regista si fa apprezzare particolarmente nella precisione e cura della direzione scenica degli interpreti, capace di rendere plausibile un soggetto esasperatamente romantico ma sicuramente spendibile in chiave melodrammatica a patto di crederci fino in fondo, come a Nancy.
Dà mostra di crederci e molto anche il direttore Jacques Lacombe, niente affatto intimidito dalle generose vampate sentimentali della partitura di Herrmann, epigono tardivo di maestri come Puccini e Korngold nel rigoglioso melodismo e nel solido spessore sinfonico, interpretato brillantemente dall’Orchestre symphonique et lyrique di Nancy. Non brilla forse per originalità il linguaggio musicale del compositore americano, anche per un certo indulgere alla citazione di proprie colonne sonore, ma è certamente coerente con un lavoro di intrattenimento elevato che richiede un grande impegno a tutti gli interpreti, a partire dalla coppia di protagonisti. Protagonisti che a Nancy sono i bravi e “cinematograficamente” prestanti Layla Claire e John Chest, perfettamente intonati allo spirito dello spettacolo. Piuttosto riusciti anche i ritratti dei “supporting roles”, a dire il vero non troppo sviluppati sul piano drammatico, di Thomas Lehman, un Hindley Earnshaw cattivo a tutto tondo e rovina della famiglia, Alexander Sprague, un Edgar Linton reso con toni malinconicamente lirici, Kitty Whately, la sorella Isabella di spiccate doti musicali. Molto efficace anche l’ottima Rosie Aldridge nei panni della governante Nelly Dean niente affatto remissiva. Completano degnamente il cast Johnny Herford, il Lockwood che dà il via alla vicenda, e Andrew McTaggart, il contadino Joseph.
Pubblico piuttosto numeroso nella centenaria Opéra di Nancy e avvinto dall’accattivante vicenda. Applausi generosi a tutti i bravi interpreti.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
La prima settimana della frastagliata rassegna di musica contemporanea
La versione di Massenet, la congiunzione astrale e Clouzot