Haendel all'Olimpico

Roma: successo per Roberta Invernizzi

Recensione
classica
Accademia Filarmonica Romana Roma
11 Aprile 2013
L’acustica del Teatro Olimpico non sarà magari ideale per il repertorio barocco, tanto più è dunque necessario che gli interpreti prendano qualche contromisura, per fare in modo che la musica, arrivando all’ascoltatore, non perda non solo la sua carica espressiva ma anche quella stessa pienezza di sonorità che la caratterizza. Non si può dire che l’Accademia Hermans abbia avuto questa preoccupazione durante il concerto, per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, interamente dedicato Händel, che ha visto protagonista l’affascinante voce di Roberta Invernizzi. Il soprano milanese ha incantato il pubblico con una selezione di arie dal “Giulio Cesare in Egitto” del ‘caro Sassone’: elegante l’agilità vocale nelle diminuzioni che ornavano pagine come l’aria “Venere bella”, sublimi gli accenti espressivi in “Piangerò la sorte mia”, decisa e passionale l’espressività della celebre “Da tempeste il legno infranto”. Ma gli strumenti non erano lì a sostenere adeguatamente una vocalità raffinata come quella della Invernizzi, che sfruttava pienamente le possibilità dinamiche mentre viceversa intorno a lei la musica risultava un po’ appiattita e soprattutto incapace di dare adeguata cornice sonora alla voce. Stessa sorte toccava – nei due concerti sempre di Händel, che insieme ad altri brani hanno fatto da cornice al repertorio vocale – all’organo solista, suonato dal direttore Fabio Ciofini, che pesava da solo quanto l'intero gruppo orchestrale. Solo alla fine del brano proposto come bis, la celebre aria "Lascia che io pianga", si è sentita per un momento la sonorità calda di un gruppo strumentale finalmente presente. Peccato davvero non aver mostrato analoghe intenzioni sin dall'inizio del concerto.

Interpreti: Roberta Invernizzi, soprano. Fabio Ciofini, claviorgano e direzione.

Orchestra: Accademia Hermans

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