Due visionarie per Bussotti

Frances-Marie Uitti e Agnese Toniutti per il Salotto Musicale del Friuli Venezia Giulia omaggiano il grande compositore recentemente scomparso

Agnese Toniutti e Frances-Marie Uitti
Agnese Toniutti e Frances-Marie Uitti
Recensione
classica
Fagagna (Udine), Sala Grande di Palazzo Pico
Visionaries, omaggio a Sylvano Bussotti
23 Ottobre 2021

Può anche succedere che alla periferia della periferia, Fagagna un piccolo centro a pochi chilometri da Udine, possa avvenire quello che non ti aspetti: due grandi interpreti della scena musicale contemporanea, l’americana Frances-Marie Uitti con il suo mitico violoncello di alluminio, la pianista friulana Agnese Toniutti, animatrice del Salotto Musicale FVG, regalino nella Sala Grande di Palazzo Pico ad un pubblico numeroso, attento e partecipe un concerto che non dimenticheremo facilmente. Visionaries, omaggio a Sylvano Bussotti si snoda in una scelta repertoriale rigorosa, coraggiosa e profondamente coerente. Il Maestro fiorentino tra Brown, Feldman, Cardini, Stockhausen, Cage ci sta proprio bene, una scelta che è prima di tutto il riconoscimento culturale del suo ruolo centrale tra i grandi del secondo Novecento. Le due interpreti poi ci mettono del proprio mantenendo tutta la serata ad in livello esecutivo-emozionale di altissimo livello tra i rischi e le meraviglie di partiture tradizionali e grafiche.

L’omaggio, incastrato al centro del concerto, vede due versioni di Autotono per violoncello e pianoforte dove le visioni sognanti e sensuali di Bussotti si mantengono in magico equilibrio tra notazione scritta e libertà grafica, materiali dove si mette sempre in discussione il tema della autorialità della musica, questione ancora centrale dopo l’esplosione del caso Cage. Con Sensitivo per arco solo, la Uitti, che usa in modo sorprendente due archetti contemporaneamente, ci trascina in sinuosi e misteriosi meandri che la musicista americana rende in tutta la ricchezza armonica del dettaglio, amplificata dal carattere polifonico del suono, grazie alla sua tecnica che rivoluziona l’approccio, la poetica dello strumento. Di notevole impatto emotivo l’estratto da La Passion selon Sade, opera capolavoro di Bussotti, dove la Toniutti punteggia mirabilmente l’andamento struggente del violoncello creando, sviluppando una tensione costante.

L’inizio del concerto è ostico. December 1952 di Earle Brown fa subito capire dove si andrà a parare. Brevi blocchi sonori, spezzati, rotolano tra silenzi inquieti.  Corde contro corde. Le due musiciste non si incontrano mai. Stempera la tensione Durations 2 di Morton Feldman dove la Toniutti e la Uitti si ritrovano, si sfiorano in un dialogo sottovoce fatto più di sottintesi che evidenze. La lentezza indagatrice del suono del compositore americano incanta e illumina lo spazio. L’accostamento con il piano solo su Via del Fico, Firenze di Giancarlo Cardini risulta stuzzicante. Anche Cardini è un profondo indagatore del suono, del dettaglio, lo fa mirabilmente usando la melodia, tanto bistrattata dalle avanguardie, dilatandola, scarnificandola, inserendo improvvisi contrasti, crepe, ferite. Come pochi la Toniutti sa entrare nel repertorio del compositore toscano e lo dimostra ampiamente ancora una volta.

I cambi di ambientazione nella Sala Grande di Palazzo Pico sono repentini, gli scenari mobili. Anche la vicinanza tra Karlheinz Stockhausen con Richtige Dauern da Aus den Sieben Tagen e John Cage con Variations I, entrambi per violoncello e pianoforte non può non sorprendere. Un Cage quasi giocoso, le mani della Toniutti sembrano scovare tra le corde un motivetto sfuggente mentre la Uitti la insegue con note ora lunghe, ora brevi, che disegnano un mosso panorama cangiante.  Più criptico Stockhausen, in una costruzione tanto affascinante quanto misteriosa, dove le tensioni si giocano tutte tra il puntillismo del pianoforte, silenzi e lirismi delle corde. La musicista americana si dimostra poi anche pregevole compositrice proponendo il suo ADGC per violoncello con due archetti. Una travolgente trama labirintica dove i volumi come onde vanno e vengono senza pause togliendoci il respiro. Chiude una serata di altissimo livello l’opera grafica di Luciano Martinis Son enraciné realizzata per l’occasione che si apre con un tumultuoso incrocio delle due interpreti per poi lentamente stemperarsi in un pianissimo, quasi silenzio poetico.

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