Don Giovanni tra i vampiri

A Jesi, sul podio Arthur Fagen

LF

20 ottobre 2025 • 5 minuti di lettura

Don Giovanni
Don Giovanni

Teatro Pergolesi di Jesi

Don Giovanni

17/10/2025 - 17/10/2025

Ad inaugurare la stagione di tradizione del Teatro “G.B.Pergolesi” di Jesi un nuovo allestimento di Don Giovanni, frutto della collaborazione tra teatri italiani e europei: Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Fondazione Teatro Coccia di Novara, Teatro Marrucino di Chieti, Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz, NOF Nouvel Opéra Fribourg – Neue Oper Freiburg. Una produzione che si inserisce in una programmazione di stagione non scontata, e anzi coraggiosa, che vedrà sul palcoscenico del Pergolesi a novembre l’Olimpiade di Pergolesi ed un’opera contemporanea, Il giudizio di Paride di Paolo Marchettini, segno della vivacità e intraprendenza  dei teatri della provincia.  Un’altra nota di merito che va alla Fondazione sono le ampie opportunità  riservate ai giovani e lo spazio loro lasciato;  cast infatti under 35, con cinque  debutti : Stefano Marchisio in Leporello, Luca Dall’Amico nel Commendatore, Maria Mudryakin Donna Anna, Louise Guenter in Donna Elvira, Eleonora Boaretto in Zerlina. Completavano il cast Gianluca Failla in Masetto, Valerio Borgioni in Don Ottavio e uno strepitoso Christian Federici nel ruolo del protagonista. Under 35 anche l’orchestra, il Time Machine Ensemble, orchestra giovanile nata otto anni fa in seno alla Fondazione Pergolesi Spontini, diretta dalla  solida bacchetta  Arthur Fagen, direttore Musicale dell’Opera di Atlanta dal 2010, ospite regolare delle più grandi istituzioni musicali dell’Europa e degli Stati Uniti.

Scene e costumi del capolavoro mozartiano,  rispettivamente di Benito Leonori e Giovanna Fiorentini,  sono stati costruiti nei laboratori scenografici e di sartoria di Jesi e arricchiti dalle  luci di Patrick Méeüs e dalle proiezioni di  Mario Spinaci.  Gruppo di artisti, questo, che collabora ormai da qualche anno con il regista Paul-Émile Fourny, autore di una lettura nuova ed interessante del capolavoro mozartiano. Gli aspetti del  mito che circonda Don Giovanni, la sua natura barbara, smodata, capace di appetiti sessuali  e non solo fuori dalla norma (“che barbaro appetito, che bocconi da gigante” commenta Leporello vedendolo mangiare) la sua ambiguità ed imprendibilità, l’attrazione fatale a cui nessuna donna sa sottrarsi, tutto ciò avvicina il personaggio alla figura di un vampiro, ispirata anche dalla forte presenza, in quest’opera, di scene crepuscolari e notturne. Ecco allora, nel secondo atto, che alla ricerca di Masetto si accompagnano figuranti con collane di aglio e crocifissi, e che donna Anna, nell’ultimo duetto con Ottavio mostri chiaramente sul collo i segni del morso di un vampiro: il che fa immaginare che nella notte dell’uccisione del padre lo stupro sia stato consumato, che un qualche turbamento si sia insinuato nel suo cuore, e non solo per il lutto del padre (il libretto in più punti accenna a questo) e che Anna sia diventata vampiro a sua volta; anche lei volge il morso verso Ottavio, che fugge inorridito. Nella lettura di Fourny dunque Don Giovanni come un vampiro d’amore, e Ottavio, ai suoi antipodi,  personaggio tiepido, sempre con occhiali scuri e distante da Anna anche quando lei perde i sensi. 

Christian Federici in Don Giovanni ( nello stesso ruolo a novembre con Riccardo Muti alla Fondazione Prada di Milano con la Italian Opera Academy) ha dominato il palcoscenico oltre che per physique du rôle, valorizzato dal tradizionale abito e mantello rosso,   anche e soprattutto per le doti attoriali: ha reso il grande Burlador in tutta la sua spavalderia, perfidia, fascino e brutalità, sfoderando accanto alle doti interpretative anche un’ottima pasta vocale. Buono anche il resto del cast: sul versante femminile Maria Mudryak in Donna Anna si è distinta oltre che per la duttilità nelle agilità anche per l’intensità interpretativa dei recitativi; Louise Guenter è stata una Donna Elvira adirata e vendicativa quanto basta ma anche con venatura comica, quando sbuca dalla vasca da bagno in cui, con bella trovata registica, sta immerso il protagonista; convincente la sua performance vocale come anche quella di Eleonora Boaretto, graziosa e civettuola Zerlina. Tra gli interpreti maschili il giovanissimo Stefano Marchisio in Leporello ha interpretato bene la parte: dovrà affinare le capacità attoriali ma ha già mostrato padronanza nella tenuta del palcoscenico; Valerio Borgioni ha messo in luce ottime capacità interpretative specie nelle arie “Dalla sua pace la mia dipende” con bei pianissimi e in “Il mio tesoro intanto”; Gianluca Failla è stato un vivace  e spavaldo Masetto e infine Luca Dall’Amico ha dato voce, possente e solenne, al Commendatore.

La regia di Fourny, come si accennava, ha voluto scene poco luminose, compreso il suggestivo sipario-specchio che apriva l’opera su cui si rifletteva tutto il teatro ma che aveva in sé qualcosa di tetro;  efficaci i cambiamenti a vista della scenografia attraverso pannelli scorrevoli o tendaggi azionati dagli stessi cantanti; inquadrati iconicamente dentro una cornice il duetto tra Don Giovanni e Zerlina e la tavola imbandita della scena finale. Alcune proiezioni su punti focali dell’opera hanno sovrastato la scena: in quella finale il viso del commendatore e il suo occhio, decentrato rispetto al resto del viso in modo da sembrare al centro della fronte, incombeva sul palcoscenico, per poi dar spazio alle fiamme.

Il folto pubblico ha applaudito con calore tutti i cantanti, l’ensemble strumentale e il Coro Ventidio Basso di Ascoli Piceno preparato da Pasquale Veleno, e in particolar modo il maestro Arthur Fagen; un applauso liberatorio è nato spontaneo prima del sestetto finale, spesso non eseguito nel corso del 1800.