Riscoprire l'Olimpiade

Pergolesi al Teatro Pergolesi di Jesi

LF

24 novembre 2025 • 4 minuti di lettura

L'Olimpiade (Foto Marco Pozzi)
L'Olimpiade (Foto Marco Pozzi)

Teatro Pergolesi di Jesi

L'Olimpiade

21/11/2025 - 23/11/2025

Se ogni epoca ha le sue mode,  nel primo Settecento quella corrente tra gli operisti era mettere in musica L’Olimpiade di Pietro Metastasio.

 Perché proprio L’Olimpiade? Perché questo melodramma, scritto nel 1733  dopo gli abusi, le difformità, le “peregrine invenzioni”, gli idiotismi e la mancanza di senso etico lamentati dai letterati dell’Arcadia a proposito dei libretti del tardo Seicento,  celebra i più elevati sentimenti umani e ripristina l’elevata qualità letteraria dei primordi dell’opera.

Ma il suo successo non è dovuto solo a questo: come in tutti i melodrammi di Metastasio, la musica è già dentro i versi, sgorga naturale dalla metrica delle arie,  e quindi niente di più facile che tradurla in note musicali. Tra gli oltre cinquanta compositori che si cimentarono con questo testo,  Pergolesi ne ha prodotto  uno degli esiti più felici: genio precocissimo come lo saranno Mozart e Rossini,  la compose a soli 25 anni, uno prima della morte. 

L’Olimpiade di Pergolesi, dunque,  opera di rarissima esecuzione, nell’edizione critica di Francesco Degrada e Claudio Toscani per l’Edizione Fondazione Pergolesi Spontini,  torna  in una nuova produzione sul palcoscenico del teatro di Jesi intitolato all’illustre compositore cui diede i natali, nell’ambito della 58/a Stagione Lirica di Tradizione curata dalla stessa Fondazione.

Sul podio dell’Orchestra Ghislieri, al suo debutto nel repertorio operistico, Giulio Prandi, che ha dato una lettura  intensa e precisa della partitura: dinamiche mobilissime,  fraseggi che valorizzano la bellezza delle melodie, grande varietà di accentuazioni e  di rilievi timbrici, contrasti molto accentuati tra il fremito degli archi nelle arie di furore  e la dolcezza plastica e cullante in quelle patetiche, il tutto assecondato e reso perfettamente dall’orchestra. 

Nel cast vocale si è scelto di non utilizzare, come oggi si usa fare,  controtenori ma ruoli en travesti: Megacle, l’atleta leale e fedele capace di rinunciare al proprio amore per Aristea in nome dell’amicizia,  è stato interpretato da Theodora Raftis, soprano di coloratura di grande carattere, bravissima anche come attrice; il mezzosoprano Josè Maria Lo Monaco è stato Licida, l’amico fragile, inadeguato alla prova fisica ma sensibile nel cogliere i sentimenti dell’amico, personaggio che il regista Fabio Ceresa ha voluto tratteggiare con sfumature di leggerezza e ironia; il contralto Francesca Ascioti è stato infine Alcandro, servo fedele del re  Clistene, colui che custodisce il segreto la cui rivelazione   porterà il lieto fine in quella che sembrava una  tragedia. Tre ruoli maschili ben interpretati grazie a voci femminili di colore e tessitura diversi, tutte molto sicure nelle rispettive parti. La principessa Aristea  ed Argene sono state rispettivamente i soprani Carlotta Colombo e  Silvia Frigato, entrambe voci molto belle ed interpreti intense dei loro ruoli particolarmente  drammatici. I personaggi maschili anziani, il re Clistene e  Aminta, aio di Licida, sono stati nell’ordine i tenori  Anicio Zorzi Giustiniani e Matteo Straffi, a cui erano affidate arie  in prevalenza sentenziose e di paragone, quindi dagli affetti più moderati e misurati, a differenza degli altri personaggi mossi da sentimenti contrastanti. Tutto il cast vocale è stato all’altezza della bellissima musica di Pergolesi, uno degli autori dalla vena più felice di tutto il primo Settecento. 

La regia di Fabio Ceresa è stata molto efficace nel tratteggiare i caratteri dei vari personaggi, tanto che l’intricata trama è parsa lineare tanto essi erano riconoscibili, sia nei costumi che nella resa attoriale. Come si è accennato, la lettura, specie nelle battute iniziali, è stata venata di tratti divertenti, specie nel tratteggiare la mancanza di atleticità di Licida che motiva la sua richiesta all’amico di sostituirlo nelle gare olimpiche per conquistare il premio, che consiste nell’avere in sposa la bella Aristea; o nei suoi goffi tentativi di riconquistare Argene. Ma con il proseguire del dramma l’ironia  si è poi progressivamente stemperata. Anche se qualche scelta registica non ha pienamente convinto, nel complesso l’allestimento è stato coerente con il libretto e la sua intonazione.

Le scene e i costumi erano affidati, rispettivamente, a Bruno Antonetti e Giulia Negrin, vincitori della V edizione del Concorso dedicato a Josef Svoboda “Progettazione di Allestimento scene e costumi di Teatro Musicale” riservato agli iscritti al Biennio di Specializzazione in Scenografia delle Accademie di Belle Arti di Macerata, Bologna, Venezia, Carrara, Bari e Brera. Le scene, arricchite delle luci di Marco Scattolini,  si ispiravano all’estetica del razionalismo architettonico degli anni Trenta, evocando la solennità delle proporzioni che caratterizzarono le Olimpiadi del 1936, così come i costumi, ispirati al mondo classico e  alle geometrie essenziali del razionalismo.  

Il pubblico ha apprezzato molto lo spettacolo, e gli applausi a Prandi e ai cantanti sono stati calorosissimi.