Descostruzione di stili, riunificazione di impressioni sonore

Maria Bellocchio suona Kurtág per Bologna Festival

Maria Grazia Bellocchio
Maria Grazia Bellocchio
Recensione
classica
Oratorio di San Filippo Neri, Bologna
Maria Grazia Bellocchio
26 Settembre 2022

Per il secondo concerto della rassegna “Il Nuovo L’Antico” di Bologna Festival, Maria Grazia Bellocchio si è esibita al pianoforte nell’Oratorio di San Filippo Neri, il quale, con i sui stucchi barocchi stroncati dai bombardamenti del ‘44 e il suggestivo restauro che ne lascia visibili le ferite, è come sempre luogo eletto per ospitarne gli appuntamenti. Il programma, circolare (inizia e finisce con preludi di Couperin), si snoda con l’innocenza e la puerilità di un bimbo che, lasciato solo a compitare sulla tastiera i brani di grandi Maestri (Bach, Scarlatti, Schubert) decide di divertirsi con i tasti e intervalla momenti di gioco a quelli di esercizio. I giochi sono micro brani di Kurtág, tratti dal suo Játétok (= giochi, appunto), nei quali il suono è destrutturato, reiterato, i tasti usati fuori dalle regole della tonalità, eppure mai “cattivi”, mai duri di dissonanze all’orecchio. A questi fanno da contraltare brani di Couperin, Scarlatti, Schubert, Shostakovich, Čajkovski e Bach, intermezzi distensivi all’invece tesissimo gioco di Kurtág. Di quest’ultimo, la partitura è impervia, l’autore vi ha descritto il suo pensiero a modo suo, inventando anche la grafia e i segni notazionali: per dire quello che avrebbe voluto lui non ve ne erano di adatti. Per questo la prova di Maria Bellocchio risulta preziosa e ricercata, personalissima nell’interpretazione del segno così come delle intenzioni dell’autore. Bellocchio, con grazia e determinazione riesce a riunire sulla tastiera opposti in dialogo, facendo della decostruzione di stili la propria forza espressiva.

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