Corpi elettronici

Al Festival delle Colline di Torino i concerti sintetici di Santasangre e Mòra

"Seigradi" lo spettacolo di Santasangre (foto Laura Ariotti)
"Seigradi" lo spettacolo di Santasangre (foto Laura Ariotti)
Recensione
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Festival delle Collline Torinesi Torino
13 Giugno 2009
Il buio totale da cui emergono ologrammi luminosi, in “Seigradi. Concerto per voce e musiche sintetiche” della compagnia romana Santasangre, dicono che sia una Apocalisse, una rivelazione ultima della vera verità delle cose: una luce proiettata rifrange e ritorna in scena trafiggendo una “quarta parete” di vetro. Dentro c’è qualcosa… la densità cosmica dei suoni di Dario Salvagnini ci turba. Cosa si muove, in mezzo a quei tormentati fasci di luce bianca? Un corpo. Una larva. Il bozzolo di qualcosa che nasce. Una Genesi, allora, più che una Apocalisse. Siamo venuti da questo nulla. Il lentissimo movimento, una specie di danza, del corpo di Roberta Zanardo, la sua voce di strega uterina, alla fine lacera e abbandona le guaine, se ne va, ci lascia, dopo una pioggia, un Diluvio, a una arida terra, a un nulla. Mòra, la compagnia di 8 ballerini classici “rieducati” dalla metronomia implacabile, matematica di Claudia Castellucci della Socìetas Raffaello Sanzio, ci racconta “L’uomo della folla” di Edgar Allan Poe (1840), con le michelangiolesche musiche per organo di Olivier Messiaen intarsiate dalla partitura elettronica ancora una volta potente di Scott Gibbons; dietro, l’acquerello di Charles Robert Cockerell “Il sogno del Professore” (1848): un-duè-tre-quattro, i 4 ragazzi e le 4 ragazze in nero nella semioscurità esoterica delle luci di Romeo Castellucci marciano incessanti, raccontano un mistery ansiogeno con “identificazione totale tra corpo e io”, centrando il crescendo di irrisolvibile angoscia narrato nel suo breve racconto da Poe: "Vedevo la gente come massa di esseri associata da una relazione di vicinanza... Questo vecchio ha l'impronta e il genio del crimine. Rifiuta di essere solo. E' l'uomo della folla".

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