Carmen tra industria e passione
L’opera di Bizet torna al Teatro Comunale “Mario Dal Monaco” di Treviso in un allestimento ambizioso ma discontinuo, buone prove vocali e qualche limite musicale
09 dicembre 2025 • 3 minuti di lettura
Teatro Comunale “Mario Del Monaco” di Treviso
Carmen
05/12/2025 - 07/12/2025Treviso celebra il ritorno di Carmen nel segno di una doppia ricorrenza: i 150 anni dalla creazione all’Opéra-Comique e il centocinquantesimo anniversario della morte di Georges Bizet. Un’occasione importante, che il Teatro Mario Del Monaco coglie presentando un nuovo allestimento firmato da Filippo Tonon per regia, scene e costumi (con Carla Galleri). Tonon, già assistente di Hugo De Ana — artefice nel 1987 di un allestimento di grande successo ambientato negli anni della guerra civile spagnola nello stesso teatro — sceglie una via dichiaratamente anti-folklorica: riportare la vicenda negli anni della seconda rivoluzione industriale, cioè tra il 1870 e il 1880 ossia negli anni in cui Carmen prese forma. Il regista motiva così la scelta: raccontare “persone che lavorano, producono, sviluppano” e restituire un teatro “materico”, reale, quasi operaio, sottratto agli stereotipi del colore andaluso. È un progetto concettualmente forte, sostenuto dalla scena fissa in legno, essenziale e ben calibrata, capace di ridefinire gli spazi con sobria eleganza, e da costumi di gusto tradizionale che ancorano l’azione a un ambiente concreto, lontano da oleografie spagnoleggianti. Peccato che questa visione rigorosa si incrini nei momenti di maggiore spettacolarità, quando il bisogno di rendere più vivace il racconto riporta in scena proprio ciò da cui, a parole, si voleva prendere le distanze. Nel quarto atto, in particolare, l’ingresso di danzatrici di flamenco da cartolina illustrata — tacchi martellanti e gestualità sopra le righe (coreografie “etniche” di Maria José Leon Soto) — rappresenta un cedimento evidente al folklore. È un veniale cedimento alla tradizione, ma sufficiente a creare un contrasto tra (buone) intenzioni e risultato visivo, che attenua quell’idea di Carmen “terrena” che avrebbe potuto dare a questo allestimento un segno più deciso e originale.
Sul piano musicale l’avvio non è dei più convincenti, almeno alla prima. Il Coro Lirico Veneto risulta poco compatto e talvolta impreciso soprattutto nel primo e quarto atto, sfiorando momenti di resa quasi dilettantesca. Di altro livello è invece il Coro di voci bianche del Teatro Sociale di Rovigo, al debutto assoluto in questa produzione, formazione giovane ma già sorprendentemente matura, che offre una prova fresca, chiara e ben controllata. Quanto alla direzione, la presenza sul podio di Marco Angius — musicista di solida esperienza specialmente nel contemporaneo — destava certamente curiosità, ma il risultato non appare del tutto in linea con le attese: l’Orchestra di Padova e del Veneto parte rigida e sbilanciata nei registri, mentre la bacchetta procede con eccesso di prudenza. Con il passare degli atti la lettura si scioglie, l’orchestra acquista coesione e ne deriva un quadro più equilibrato, pur lasciando la sensazione di una visione musicale non ancora pienamente compiuta, verosimilmente destinata a maturare nelle prossime tappe venete di Padova e Rovigo.
Il cast vocale, nel complesso, mostra buona solidità. Brilla soprattutto la giovane Caterina Piva: una Carmen sicura, ben proiettata, scenicamente disinvolta e credibile nel delineare una protagonista dal temperamento libero e fieramente autonomo. Al suo fianco, Jean-François Borras offre un Don José vocalmente corretto ma scenicamente un po’ trattenuto e non del tutto credibile nella trasformazione da “bravo ragazzo” che precipita nell’ossessione e infine nel femminicidio. Claudio Sgura firma un Escamillo tradizionale ma di forte presenza, solido e ben rifinito. Meno incisiva del solito Francesca Dotto, altrove interprete matura ma che tratteggia una Micaëla timida e un po’ scolorita, priva della necessaria forza emotiva. Ottimo il quartetto dei contrabbandieri — Angelica Disanto, Eleonora Filipponi, William Hernandez e Roberto Covatta — affiatato, vivace e capace di dare ritmo alle scene d’assieme.
Anche a Treviso, la “voglia di Carmen” rimane fortissima: le due date registrano il tutto esaurito e il pubblico accoglie lo spettacolo con calore sincero. Un successo che conferma, al di là di qualche irregolarità, la vitalità inesauribile di un titolo che continua a parlare agli spettatori di oggi.