Antologia del reggae

Tutti i numeri della ventesima edizione del Rototom Sunsplash

Foto Luca d'Agostino/Phocus Agency © 2013
Foto Luca d'Agostino/Phocus Agency © 2013
Recensione
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Rototom Sunsplash Benicassim
17 Agosto 2013
La ventesima edizione del Rototom Sunsplash ha letteralmente frantumato tutti i record precedenti. Forte delle sue 240.000 presenze la manifestazione ideata e nata in Italia e poi trasferita in Spagna a causa dell’attacco congiunto della destra (che in Spagna ha accolto a braccia aperte il Festival; ma ognuno ha la destra, e la sinistra, che si merita) e di una repressione poliziesca inaudita si è imposto come uno dei maggiori eventi musicali europei. Il Festival si svolge in un’area di 45 ettari con campeggio, otto palchi, due tendoni per incontri, proiezioni e dibattiti (tra le presenze di quest’anno il Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchu) e una miriade di ristoranti con cibi e piatti da tutto il mondo. Le attività durano tutto il giorno e tutta la notte senza fermarsi praticamente mai e offrendo anche una rinfrescante trasferta sulla spiaggia dove, per chi non ne avesse abbastanza, sound system e ballerini fanno risuonare i ritmi reggae per tutto il pomeriggio. Dalle 20.45 si accende il grande palco per i gruppi di maggior richiamo che si alternano e si sovrappongono ai palchi minori in una festa continua sino all’alba e così via per tutta la durata della manifestazione. Una vera e propria abbuffata di tutti gli stili e tendenze dell’universo musicale giamaicano dallo ska al roots fino a dancehall e dub. Più di cento tra gruppi e dj garantiscono le “giuste vibrazioni” per ballare alle migliaia di persone, in gran parte giovani e giovanissimi, accorsi da tutta Europa. Tra il ricco calendario proviamo a raccontare qualche evento. Nutrita naturalmente la presenza iberica seguita con affetto e partecipazione dal pubblico in particolare Morodo. L’Italia si difende bene con gli storici Africa Unite e infiamma la platea con un grande set dei Sud Sound System ma la vera rivelazione sono i giovani friulani Mellow Mood (incidono con La Tempesta tanto per capirci). Energia, ottimi pezzi, esecuzione eccellente. Il gruppo del futuro. Tra i giamaicani sono sempre una certezza i senatori Skatalites e i Misty in Roots e davvero emozionante è ascoltare un artista della generazione di Bob Marley come John Holt (nato nel 1947) intonare, facendo venire i brividi, “One Love”. Tra i nuovi protagonisti della scena contemporanea l’italiano trapiantato in Giamaica Alborosie e il giamaicano Busy Signal hanno infiammato il pubblico con una musica di grande impatto ritmico e presenza energica. Una musica che spinge sempre sull’acceleratore, eccitante e fortemente mescolata con le culture hip hop. La sorpresa del Festival poteva essere la nigeriana residente in Germania Nekka, con il suo misto di cantautorato pop e influenze soul a mitigare un reggae tutto sommato tradizionale. Peccato però che le sue scarse doti vocali (che non mancano invece alla giamaicana Ce’Cile , una leonessa soul ) e il valore discontinuo della musica producano un successo a metà. L’evento finale del Festival era il concerto in esclusiva europea di Damian Marley, figlio della massima icona del reggae, seguito da una massa impressionante di persone accalcate sotto il palco. Damian non ha deluso. Un bel concerto e una musica come è giusto pienamente affrancata dall’eredità paterna (anche se ha offerto una intelligente versione remix di “Exodus”) che hanno confermato la vitalità di una cultura che ormai è entrata a fare parte stabilmente del nostro mondo sonoro.

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