Anna lunare

A Francoforte il "Pierrot lunaire" con la novità "Anna Toll" di Michael Langemann

Recensione
classica
Oper Frankfurt
Michael Langemann
11 Luglio 2016
Un bar, un pianoforte e una donna in un frac argentato. Il pubblico prende posto in sala, mentre lei già intona “Night and Day” e poi “Moon River”, “Fly me to the Moon” e ancora “Blue Moon”. Molte lune nel cielo. La voce è morbida e accattivante (è quella dell’esperta Laura Aikin). Nel locale, a un tavolino siede un uomo solo, in quello accanto una coppia amoreggia e un altro uomo beve qualcosa al bar. La donna in frack si avvicina all’uomo solo e comincia un gioco di seduzione e crudeltà intonando le fredde linee musicali costruite da Arnold Schönberg per i 21 poemi di Albert Giraud dal suo “Pierrot lunaire”. Tutt’altra luna. La donna strizza l’occhio ai testi di Giraud con azioni, oggetti, situazioni. L’uomo sta al gioco, resiste, cede e finalmente, irritato, afferra cappotto e cappello e se ne va sui versi di “Heimfahrt” (Viaggio verso casa). Rimasta sola, lei canta “O alter Duft” (Oh, vecchio profumo) prima del silenzio. Brusco cambio di registro nella seconda parte della composita serata, che presenta una novità del giovane compositore Michael Langemann: “Anna Toll o l’amore della fedeltà”, operetta (sic!) in sette scene su libretto dello stesso Langemann tratto da Arthur Schnitzler e Peter Altenberg, entrambi illustri esponenti della cultura viennese di inizio ’900 cui l’Oper Frankfurt rende omaggio in questo finale di stagione. Nonostante il parodistico titolo (con rovesciamento di sesso dell’eroe eponimo), più che a “Anatol” di Schnitzler il lavoro fa piuttosto pensare a un “Girotondo” di scambisti con una certa furia combinatoria. Come dire: le mille variazioni del rapporto amoroso o, meglio, del tradimento. Esile e stupidina, la trama riprende situazioni del testo di Schnitzler svuotandole di spessore e riducendole a una dissennata sequenza di tradimenti di tutti con tutti “arricchita” da imperdibili perle di popolaresca saggezza (“Una cosa è chiara: gli uomini mentono anche sotto ipnosi” o “La donna è superficiale e l’uomo è un tappabuchi” da intendersi alla lettera). Né aiuta la musica, trattandosi di una leziosa successione di anacronistici settecentismi, qualche ensemble ispirato all’opera buffa italiana e qualche movimento di walzer, che non ha certo la forza evocativa di quelli del “Rosenkavalier”. La scrittura è fin troppo chiara e pulita ma da un trentenne con esperienze formative di peso (Manfred Trojahn, Tristan Murail e George Benjamin fra i suoi numi tutelari) e riconoscimenti importanti ci si aspettava qualcosa di più. Comunque, non manca l’impegno da parte degli interpreti, tutti giovani e freschi, così come degli strumentisti della Frankfurter Opern- und Museumsorchester guidati da Nikolai Petersen. Molti vuoti in sala alla quarta recita, applausi di cortesia.

Note: Commissione dell’Oper Frankfurt (Anna Toll). Nuova produzione al Bockenheimer Depot. Date rappresentazioni: 7, 8, 10, 11, 14, 16 e 17 luglio 2016.

Interpreti: [PIERROT LUNAIRE] Laura Aikin (Voce), David Laera (Un giovane); [ANNA TOLL] Nora Friedrichs (Maxi), Elizabeth Reiter (Anna Toll), Nina Tarandek (Ilona), Ludwig Mittelhammer (Carlo), Simon Bode (Gabriel), Magnús Baldvinsson (Baron Diebl), Dominic Betz (Arthur), Eileen George, Miyu Fukagawa, Gal Feffermann, Giovanni Visone, Florian Pfaff, David Laera (danzatori)

Regia: Dorothea Kirschbaum (Pierrot lunaire) e Hans Walter Richter (Anna Toll)

Scene: Bernhard Niechotz

Costumi: Bernhard Niechotz

Coreografo: David Laera

Orchestra: Frankfurter Opern- und Museumsorchester

Direttore: Nikolai Petersen

Luci: Jan Hartmann

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