Il rituale sonoro tra Oriente e Occidente del Mahābhārata di Nova

Al King Palace di Cremona per “Storie di pianura” l’Ensemble Icarus presenta il lavoro di Riccardo Nova, primo atto di un’opera basata sull’epopea indiana 

 

Mahābhārata  Mantras, Fights and Threnody 
Mahābhārata Mantras, Fights and Threnody 
Recensione
classica
Cremona, King Palace
Mahābhārata Mantras, Fights and Threnody 
27 Giugno 2025

Dopo le “Storie dell’Appennino” della scorsa stagione, l’Esemble Icarus scende in pianura e allarga i propri orizzonti all’Oriente. La cornice è il King Palace, un locale alle porte di Cremona, inaugurato dall’imprenditore Rinku Saini come luogo di eventi e di incontro per la comunità indiana e non solo. Fra le celebrazioni per la Giornata internazionale dello yoga e la Festa del colore, trova spazio anche la performance di Mahābhārata con la musica di Riccardo Nova, parte di un ambizioso progetto “in progress” di opera in tre atti basata sull’epopea indiana che narra la lotta dinastica tra i Kaurava e i Pāṇḍava, cugini in guerra per il trono di Hastinapur, il cui culmine è la battaglia della piana di Kurukṣetra lunga diciotto giorni e causa di immense perdite per entrambi i clan (la vittoria sarà dei “buoni” Pāṇḍava seguita da una riflessione sulla vanità del potere e sul senso dell'esistenza).

Risultato di anni di studio sulla musica indiana, e in particolare del sistema musicale carnatico, e sulla relazione tra sistemi ritmici orientali e scrittura occidentale, questo lavoro di Riccardo Nova costituisce il primo dei tre atti dell’opera completa (una parte del secondo atto verrà presentato al prossimo MITO SettembreMusica come parte di The Book of Women con l’Ensemble Ictus e l’Ensemble Irini) ed ha iniziato il suo percorso nel 2021 a Essen con l’Ensemble musikFabrik, che l’ha anche presentato in prima italiana al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino nello scorso ottobre. 

Se Thierry Pécou nel suo Until the Lions  visto a Strasburgo qualche stagione fa restava nell’alveo della tradizione musicale e operistica occidentale, Riccardo Nova con questo suo lavoro punta alla costruzione di un linguaggio “terzo”, capace di combinare la tradizione musicale occidentale con quella indiana senza diluire la specificità di entrambe senza semplificazioni o folklore. Questo suo Mahābhārata (strutturato nelle tre sezioni Mantra, Lotte e Trenodia) non è solo un racconto o un racconto epico: è piuttosto una mappa simbolica dell’esistenza, un campo di battaglia tra forze cosmiche e interiori. La musica traduce in questo modo l’essenza più autentica dell’epos indiano al di là della trama, attraverso una drammaturgia del suono che procede per intensificazioni, sospensioni e rarefazioni. La temporalità ciclica della narrazione si riflette nella struttura della composizione, che alterna momenti di densità estrema a passaggi di silenzio carico di tensione quando non si fa veicolo di reminiscenze ancestrali. L’esotismo lascia posto all’autenticità della componente indiana, mentre l’elemento rituale – evocato non solo dagli strumenti ma anche dalla ciclicità della forma – si innesta su una struttura controllata “all’occidentale” con spazi anche improvvisativi. 

Centro della performance al King Palace è la vocalist e flautista Varijashree Venugopal che ha articolato una linea vocale di eccezionale precisione e intensità espressiva. Il suo canto si è inscritto con naturalezza nella struttura ritmica altamente codificata della partitura, trovando nel mridangam di BC Manjunath una controparte altrettanto virtuosa. Dell’apporto strumentale si fanno carico Marco Blaauw e Christine Chapman, imprestati da musikFabrik, rispettivamente alla tromba e al corno ed entrambi anche alle shankha(conchiglie), con i giovani strumentisti dell’Ensemble Icarus. Con gli ottoni (e shankha), lo strumentario di Nova è decisamente insolito, con l’arpa di Maria Gilda Gianolio e la chitarra elettrica di Giorgio Genta, entrambe funzionali alla costruzione di paesaggi sonori rarefatti, mentre le creative percussioni di Michele Di Modugno e Francesco Pedrazzini, in contrasto rispetto al mridangam, offrono una stratificazione poliritmica alla trama musicale. Infine, Diego Petrella, alla tastiera, fornisce un supporto armonico minimale ma efficace, specialmente nelle sezioni di transizione. 

Un pubblico composito ha risposto a questo evento concepito dagli organizzatori anche come momento di incontro e di integrazione. Le suggestioni musicali di Riccardo Nova sono raccolte nel sontuoso salone tutto marmi e lampadari di cristallo del King Palace dagli spettatori, non numerosissimi ma attenti, che tributano calorosi applausi a tutti gli interpreti alla fine della performance. 

 

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