Lubomyr Melnyk minimalista?

La Continuous piano music di Lubomyr Melnyk a Bologna Modern, oltre l'immagine costruitagli dai media

Lubomyr Melnyk
Lubomyr Melnyk
Recensione
oltre
Bologna, Oratorio di San Filippo Neri
Lubomyr Melnyk
16 Ottobre 2019

Nel panorama internazionale dal dopoguerra a oggi ci sono o ci sono stati musicisti eccentrici, sia per i connotati eccezionali, anticipatori e trasversali della loro musica, sia per gli aspetti comportamentali ed esistenziali della loro vita: penso per esempio a una figura emblematica come Moondog. Anche Lubomyr Melnyk rischierebbe di rientrare in questa categoria, stando all’immagine che ne danno i media, soprattutto on line, enfatizzando la velocità della sua diteggiatura che arriva a suonare fino a diciannove note per secondo con ogni mano. In realtà il settantenne Melnyk, poco conosciuto in Italia mentre in Inghilterra è seguitissimo da un esercito di fan, è un personaggio meno “anomalo” di quanto lo si vorrebbe far sembrare. 

Il piano ecologico di Lubomyr Melnyk

Innanzi tutto non ama presentarsi come un divo; quando introduce con semplici parole ogni brano, la sua comunicativa diretta si basa su un atteggiamento bonario e amichevole. Lo si verifica perfino se esprime con vigore convinzioni personali abbastanza radicali e insolite, come è avvenuto nel suo primo concerto bolognese, quando ha presentato l’ultimo brano in programma: "The End of the World" è stato esposto come una sorta di mantra contro la falsa Green Economy e le compiacenti Green Politics, in particolare contro la produzione su vasta scala di automobili elettriche, le cui batterie porterebbero appunto alla fine del mondo.

La natura nelle sue varie forme, anche contaminate dall’uomo, costituisce la fonte d’ispirazione più esplicita nella musica di Melnyk; «Non sono nato per la città: – egli afferma – la mia vita è legata alla natura, nel profondo dell’anima». In particolare, nel tradurre il suo credo e le sue suggestioni in musica, egli concepisce l’uso del pianoforte come se dirigesse un’orchestra. La linea melodica, semplice e lenta, viene esposta dalla mano destra con note ben distanziate fra di loro, spesso concentrate nella parte centrale della tastiera. Ma quello che prevale è il complesso contesto armonico, generato dalla diteggiatura indipendente delle due mani e anche dall’uso quasi perenne del pedale. Si crea così un flusso magmatico e risonante, la cui parabola narrativa, senza crescendo, meno estenuata e visionaria rispetto a proposte musicali analoghe (il trio australiano The Necks, ovviamente il maestro La Monte Young…), porta abbastanza repentinamente a una conclusione. 

Nel concerto bolognese è emersa l’interpretazione del rappresentativo "Butterfly", brano composto una trentina di anni fa, quando l’autore si sentì tecnicamente in grado di dare forma compiuta a quella che avrebbe chiamato Continuous music. Il limpido tema iniziale si è gradualmente sviluppato in un’inestricabile ricchezza di armonici, un tremulo e sfavillante pulviscolo di note, come se la farfalla si fosse moltiplicata in un’infinità di farfalle volteggianti liberamente, secondo percorsi autonomi, su un fiorito campo di primavera.    

In definitiva, al di là di ogni inopportuno sensazionalismo, come si può definire il mondo musicale di Melnyk? Per il ricorso a un fitto e continuo tappeto armonico movimentato da variazioni minute e lente non si può non ricondurlo alla matrice minimalista. A ragion veduta si potrebbe fare riferimento anche alle germinazioni combinatorie derivate dai frattali, utilizzate oggi nella computer art e in certa sperimentazione musicale. In questa ricerca di un continuum organico e avvolgente, ipnoticamente reiterato, l’aspetto dinamico assume una funzione ridotta, nelle variazioni di volume, che sotto le mani del pianista ucraino ignora i fortissimo e i pianissimo, ma anche a livello ritmico, che si mantiene sempre costante con impercettibili mutamenti.   

Nell’attuale tournée la tappa bolognese, organizzata da Musica Insieme Contemporanea all’interno del più ampio palinsesto di Bologna Modern, è stata l’unica in Italia. La prossima apparizione di Melnyk nel nostro paese sarà in novembre a Milano.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

oltre

Mario Brunello e Stefano Mancuso protagonisti di un denso dialogo tra l’armonia degli alberi e le radici della musica di Bach

oltre

Passaggio italiano per il trio sloveno Širom, sempre imperdibile per gli amanti delle musiche avventurose

oltre

Lo spettacolo Mondi possibili presentato dalla Fondazione Toscanini di Parma trasforma il tema dell’accessibilità in emozione