Spoleto riscopre un inedito di Carpi
Allo Sperimentale l'incompiuta La porta divisoria su libretto di Strehler
Fiorenzo Carpi, autore delle musiche di scena per tanti spettacoli firmati Giorgio Strehler al Piccolo Teatro (nonché di colonne sonore per Luigi Comencini e Louis Malle), negli anni Cinquanta ricevette da Victor De Sabata direttore musicale della Scala l'invito a scrivere un'opera per la stagione 1957-58. Il musicista ricorse subito all'amico regista perché ne scrivesse il libretto e insieme concordarono che si sarebbero ispirati a Metamorfosi di Franz Kafka. Il libretto fu completato, la partitura non del tutto; per anni Carpi la riprese in mano per concludere il finale, per correggere quanto ancora non lo soddisfava, ma non riuscì mai a porvi la parola fine. Nel 1971 Luciano Chailly, direttore artistico del Piermarini, fece un altro tentativo con lui, ma anche questo andò a vuoto. Era come se il compositore si fosse arenato, ma nello stesso tempo non riuscisse a staccarsene, finché nel 1997 la morte pose fine al suo cruccio. Così La porta divisoria (questo il titolo dell'opera che narra di Gregor Samsa trasformato in scarafaggio) finì in una cartelletta dell'archivio del Piccolo Teatro a coprirsi di polvere. Totalmente dimenticata. Forse per disinteresse, forse perché avrebbe potuto creare problemi alla direzione del teatro e il confronto con due grandi sarebbe risultato scomodo. Purtroppo anche delle recentissime sollecitazioni alla Scala e al Piccolo per riportare alla luce questo loro gioiello di famiglia sono state vane. Per fortuna a farne le veci ci ha pensato il Teatro Caio Melisso di Spoleto nell'ambito del Teatro Lirico Sperimentale diretto da Michelangelo Zurletti. Per interessamento del vicedirettore Enrico Girardi, La porta divisoria andrà in scena in prima assoluta il 2 settembre, con un organico ridotto, diretto da Marco Angius, nell'allestimento di Giorgio Bongiovanni, scene e costumi di Andrea Stanisci. Interpreti, i giovani cantanti vincitori del Concorso Lirico spoletino del 2021-22. Al compositore Alessandro Solbiati il compito di completare il finale mancante, non di facile soluzione perché la partitura è strettamente atonale, ma ha momenti di musica concreta, come tazze che si urtano, il suono di una sveglia, l'acqua che gocciola, ecc. È probabile che Solbiati tenga conto dell'Inno al'Aurora composto da Carpi, la cui partituta è stata kafkianamente trovata nella cartelletta della Porta divisoria.
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