Makaya McCraven, jazz Off the Record
Un decennio di musica di Makaya McCraven in un doppio album
10 ottobre 2025 • 2 minuti di lettura
Makaya McCraven
Off the Record
Nell’autunno del 2022, un mese dopo aver pubblicato In These Times, Makaya McCraven si esibì a C2C, mentre ora è annunciato in apertura del Roma Jazz Festival, il primo novembre, anche questa volta sulla scia di un nuovo lavoro discografico. La diversità dei contesti evidenzia l’elusività artistica del compositore, batterista e produttore statunitense, che alla classificazione “jazz” preferisce la definizione “organica musica ritmica”.
Di quanto complesso sia il suo linguaggio espressivo è testimonianza l’ambizioso Off the Record: doppio album su vinile e cd spartito in quattro ep digitali, ciascuno dedicato a un periodo specifico e attribuito a organici differenti. Il materiale incluso abbraccia un arco di tempo lungo un decennio: dal 2015 ai giorni nostri.
In termini cronologici punto di partenza è PopUp Shop, frutto di un concerto in quartetto al Del Monte Speakeasy di Los Angeles impreziosito dalle arzigogolate geometrie disegnate alla chitarra da Jeff Parker, ad esempio durante “Venice”, e dalle trame imbastite dal vibrafonista Justin “Justefan” Thomas, in “Imafan”.
Il chitarrista dei Tortoise è protagonista pure in Hidden Out!, ricavato da un duplice set presso l’Hideout di Chicago datato 2017: dall’ossuto swing adagiato sul borbottio dub del basso in “Battleships” al fraseggio impressionista che contraddistingue “Away”.
In quel brano si ascolta il suono di un vibrafono aggiunto in fase di post-produzione da McCraven, che rielabora – come sempre fa – le composizioni istantanee registrate dal vivo con il taglia-e-cuci e le sovraincisioni, personalizzando il canone definito da Teo Macero nell’era del Davis “elettrico”.
L’analogia vale in particolare seguendo il cammino del trio da lui costituito insieme a Theon Cross e Ben LaMar Gay, colto in tre circostanze diverse: negli studi di Worldwide FM (ottobre 2017), al 90mil di Berlino (giugno 2024) e al Nublu di New York (lo scorso gennaio). Il primo modella con la tuba il groove incalzante di “Gnu Blue”, sul quale il secondo si avventura in vocalizzi “freestyle”, maneggiando poi la cornetta sulla cadenza di scuola hip hop dichiarata nel titolo da “Boom Bapped”. Eppure l’intestazione dell’Ep è Techno Logic, in funzione del concitato ambiente sintetico generato in “Technology”, dove LaMar Gay arringa la platea con slancio da comiziante.
A chiudere il cerchio provvede The People Mixtape, originato da uno show tenuto nove mesi fa al Public Records di Brooklyn per celebrare il decennale di In the Moment, atto inaugurale del sodalizio fra McCraven e International Anthem, coinvolgendo un paio degli strumentisti già implicati allora, il trombettista Marquis Hill e il bassista Junius Paul.
Qui c’è modo di apprezzare le qualità da “scienziato del ritmo” del capobanda, responsabile della vibrazione “afro” che pervade l’iniziale “Choo Choo”.
Il movente? “Voglio creare un’energia che amplifichi la magia dei momenti in cui ci riuniamo nel sottobosco e sperimentiamo qualcosa di selvaggio, differente, improvvisato, umano”.