La prima registrazione moderna dei Responsoria di Leonardo Leo

Giovanni Acciai e Nova Ars Cantandi dedicano un lavoro al compositore che fu maestro di cappella a Napoli alla metà del Settecento

Giovanni Acciai / Nova Ars Cantandi - Leonardo Leo
Giovanni Acciai e Nova Ars Cantandi
Disco
classica
Giovanni Acciai / Nova Ars Cantandi
Leonardo Leo: Responsoria
Archiv
2018

Testimonianza di come ancora nel Settecento Napoli fosse «centro musicale d’eccellenza e cuore pulsante della vita culturale non soltanto italiana ma europea di quel periodo», l’attività compositiva che i grandi nomi di quell’ambiente – da Alessandro Scarlatti a Francesco Durante – dedicarono all’intonazione di lamentazioni e responsori portò generalmente a esiti artistici alquanto rilevanti.

Come nel caso dei Responsori dell’Ufficio divino posti in musica da Leonardo Leo, appartenenti al periodo più solenne della liturgia romana – la Settimana Santa – e ora riproposti per la prima volta in una registrazione moderna. A quasi tre secoli di distanza dalla loro creazione, Giovanni Acciai, alla guida del Collegium vocale et instrumentale Nova Ars Cantandi, ce li presenta in una esecuzione che, prima ancora che per coerenza interpretativa, spicca per la chiarezza con cui restituisce la scrittura vocale del napoletano.

Ascoltando le eccellenti voci di Alessandro Carmignani, Andrea Arrivabene, Gianluca Ferrarin e Marcello Vargetto – elegantemente sorrette dall’accurato accompagnamento che Ivana Vallotti realizza all’organo – la cifra stilistica che si percepisce è quella della limpidezza, grazie alla quale emerge in maniera naturale tutta la tensione affettiva che Leo riesce a creare assecondando, di volta in volta, le esigenze espressive del testo sacro.

Un risultato di particolare intensità al quale il compositore – che nel 1744 succedeva a Domenico Sarro come maestro di cappella alla corte reale di Napoli – perviene non ultimo grazie all’esperienza maturata in campo teatrale. Come chiarisce lo stesso Acciai nell’accurato libretto, «la sua musica scava nella parola in profondità, così come la parola innalza la sua musica verso firmamenti inesplorati». Ma è soprattutto l’ascolto di pagine come Omnes amici mei, dove a predominare è la profonda tristezza per il tradimento e l’abbandono, o Tenebrae factae sunt, dramma musicale in miniatura di struggente bellezza, a testimoniare anche al moderno pubblico la sapienza musicale che si cela dietro questo repertorio, ampiamente meritevole dunque di essere riportato all’attenzione del mondo contemporaneo. 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

PODCAST | Early Music Stories #49

“L’opera del Re” di Lully splende a Versailles in forma di concerto

Paolo Scarnecchia
classica

PODCAST | Early Music Stories #46

Aria di Natale nel Barocco latino-americano dall’Europa del Nord

Paolo Scarnecchia
classica

PODCAST | Early Music Stories #45

I Concerti grossi di Corelli nel cuore dell’Accademia Bizantina

Paolo Scarnecchia