Il viaggio atlantico della Lydian Sound Orchestra

Mare 1519 è il nuovo disco della Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale

Lydian Sound Orchestra mare 1519
Disco
jazz
Lydian Sound Orchestra
Mare 1519
Parco della Musica Records
2019

In questo suo ultimo avvincente progetto concepito per la Lydian Sound Orchestra il compositore e arrangiatore veneto Riccardo Brazzale conduce, con la leggerezza di un funambolo e lo spirito critico di un “ribelle dell’Atlantico”, il proprio fortunato uditorio in un ideale viaggio per mare attraverso il tempo e lo spazio, sempre riformulando e ricontemplando con limpida vitale intelligenza le diverse fasi e i molteplici passaggi della storia del jazz, che qui scorrono in un’immaginifica, luminosa e contemporanea sintesi, come portati sulle ali del vento e della fantasia. 

Un’orchestra, quella di Brazzale, dal cosiddetto e ormai proverbiale suono lidio, originariamente ispirato alla modalità davisiana (da una parte), con tutte le sue antiche e suggestive aperture folkloriche, e allo storico connubio tra jazz e “accademia” euro colta (dall’altra), tipico del cosiddetto third stream delle orchestre di George Russell e Gil Evans. 

Una formazione ad ampio e profondo spettro, dal suono fluido, arioso, avvolgente, non privo di una specifica musicalità “italiana”, sempre composta da grandi interpreti (Mauro Negri, Vivian Grillo, Rossano Emili, Roberto Rossi, Paolo Birro, Mauro Beggio, solo per citarne alcuni), come al solito a proprio agio con i più diversi stili del jazz – dal floreale cuore ellingtoniano alle allegoriche e tempestose sperimentazioni tristaniane, dalle aperte armonizzazioni davisiane alle misteriose e acciaccate cadenze monkiane, passando per gli impressionismi evansiani, fino ad abbracciare le storiche e “sregolate” avanguardie radicali – e soprattutto abituati a gestire le più diverse, dialogiche e flessuose configurazioni orchestrali, oltre che le più disparate variazioni ritmiche, non certo “inchiodati” alle cristallizzate parti e alle ancorate schematiche sezioni di una classica big band.

La Lydian Sound Orchestra è dunque sempre plasticamente al lavoro, com’è consuetudine nella stimolante ed euristica scrittura di Brazzale, sulle più svariate tonalità o meglio sui più variegati e “modulari” centri tonali (in questo caso, dodici su dodici). 

La data da cui diparte quest’ennesima avventura lidia è il 1519, con l’intento, dopo aver rievocato le molteplici diaspore oceaniche e in specie atlantiche, di arrivare fino ai giorni nostri: quelli delle migliaia di imperdonabili morti nel nostro “mare di mezzo” – che purtroppo non è il lunare “mare calmo” della tranquillità, “solcato” per la prima volta da Neil Armstrong cinquant’anni fa; sul quale invece basterebbe semplicemente gettare un ponte, magari quello della rivisitata "Bridge Over Troubled Water", per non cadere tutti quanti vittime dei turbinosi maelstrom della storia, che invece sul finire di questa registrazione hanno un significativo sopravvento.

Nel 1519, dunque, prende avvio il periglioso viaggio del celebre esploratore portoghese Ferdinando Magellano, il quale, fino al 1522, condusse, senza sopravvivervi, una rischiosa spedizione marinara volta alla prima (e riuscita) circumnavigazione del globo, raccontata successivamente nel puntuale resoconto del vicentino Antonio Pigafetta, tra i pochi superstiti di quell’iperbolica impresa. 

Stiamo parlando di quel decisivo momento nella storia del mondo e dell’umanità nel quale muove i suoi primi passi la cosiddetta età moderna: l’occidente europeo esce più o meno definitivamente dalla chiusa economia feudale, i mercati si ampliano, le rotte commerciali si modificano, gli oceani, non più il Mediterraneo, diventano i nuovi “centri tonali” di una prima vorace globalizzazione mercantile, mentre il potere politico ed economico si sposta rapidamente dalle grandi potenze meridiane alle diafane latitudini settentrionali. 

Una data a partire dalla quale possiamo, quanto meno simbolicamente, far cominciare quel plurisecolare, centrifugante processo di mondializzazione, nel quale siamo ancora profondamente e confusamente immersi. Un processo che ha comportato migrazioni di popoli, svariate forme di diaspora, tragici “collassi” di civiltà, modificazioni di climi e ambienti naturali, incontri e scontri di culture e colture, merci e costumi, e non da ultimo musiche e suoni. 

Un processo vorticoso, spesso violentissimo, ignominiosamente segnato dalla pratica dello schiavismo, con l’Oceano Atlantico a fare da muto testimone, proprio come purtroppo oggi il Mare Mediterraneo, a immani e sconsolanti tragedie, e senza il quale però non avremmo assistito, sul finire dell’Ottocento, alla cosiddetta grande rivoluzione delle musiche afroamericane, con tutti i suoi nuovi redentori parametri, in mancanza della quale, purtroppo o per fortuna, dischi preziosi, riepilogativi e ancor oggi scompaginanti come questo non si sarebbero neanche potuti immaginare.

Buon viaggio o buon ascolto.

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