Una classica trasfigurazione

L’incontro fra la pianista Vanessa Wagner e il produttore elettronico Murcof

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Murcof x Vanessa Wagner
Statea
InFiné

La crescente convergenza fra le avanguardie del suono elettronico contemporaneo e il mondo della classica viene immortalata nell’album edito in questi giorni dall’indipendente francese InFiné, che intende celebrare così il proprio decennale. Si tratta dell’atto culminante di una collaborazione avviata tempo fa dai due protagonisti: la pianista bretone Vanessa Wagner, affermata concertista, e il produttore messicano Fernando Corona, non nuovo a cimentarsi con i canoni della musica colta (ricordiamo, ad esempio, le Versailles Sessions: esercizio ispirato alla tradizione del barocco).



Sperimentata inizialmente nel workshop annuale organizzato da InFiné, rielaborando pagine di compositori quali Erik Satie (qui rappresentato da “Gnossiene 3”) e Philip Glass (“Metamorphosis 2”, in chiusura di sequenza), la partnership si manifesta ora compiutamente su disco. A un primo approccio la sensazione è che Murcof si limiti ad arredare con echi e riverberi l’esecuzione di Wagner, come avviene nel brano d’apertura, “In a Landscape” di John Cage, tuttavia destabilizzato in conclusione dall’irrompere dei sintetizzatori, che finiscono per renderlo spettrale e minaccioso. Allo stesso modo, un’insistita pulsazione sintetica altera lo scorrimento di “Variations for the Healing of Arinushka” di Arvo Pärt, incanalandolo verso un epilogo quasi epico. Più radicale ancora la trasfigurazione di “Musica ricercata N° 2”: la partitura di György Ligeti esce infatti deformata dal contatto con la dimensione tecnologica. E in “Farewell, O World! O Earth!”, una delle “canzoni silenziose” dell’ucraino Valentin Syl’vestrov, la voce umana si tramuta in inquietante canto artificiale. Cosicché, alla fin fine (ma il paradosso è solo apparente), l’episodio più “classico” sembra sia “Avril 14th” dell’“intruso” Aphex Twin, in fondo simile allo struggente originale.

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