Sguardi originali sulla musica e la sua storia

I libri di Campogrande, Isacoff e Molleson offrono visioni non convenzionali sulla storia della musica e sul panorama del XX secolo

Annea Lockwood Piano Burning, London 1968 (foto Geoff Adams)
Annea Lockwood Piano Burning, London 1968 (foto Geoff Adams)
Articolo
classica

Nascono da prospettive, contesti, momenti, intenti e naturalmente autori differenti questi tre libri che appaio però accomunati da una sorta di sguardo laterale e se vogliamo anche a tratti originale nell’approcciare campi vastissimi – costantemente e variamente arati, seminati e ancora dissodati – come quelli rappresentati dalla storia della musica e dal panorama musicale del XX secolo.

Partiamo dal volume apparso più di recente nelle nostre librerie e quindi da Storia della musica classica di Nicola Campogrande (Ponte alle Grazie – Adriano Salani Editore, Milano 2024, 320 pp., 18,00 €), il cui sottotitolo “Il racconto di un’avventura straordinaria, dal Medioevo a Spotify”, ci offre più di uno spunto di riflessione.

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Come tutte le “storie” della musica, tanto più se vengono concentrate in un volume di poco più di trecento pagine, anche questa di Campogrande – compositore, direttore artistico, conduttore radiofonico e autore di diversi testi sulla musica – rappresenta naturalmente una sorta di condensato essenziale e – alla fin fine – soggettivo, una selezione personale proposta dall’autore che, significativamente, annota: «I compositori e le musiche raccontati in queste pagine sono quelli fondamentali, che troviamo abitualmente in sala da concerto, che hanno segnato snodi importanti nella Storia. Talvolta questo ha comportato l’esclusione di autori ‘minori’; ma è stato il prezzo da pagare per seguire una narrazione chiara e – mi auguro – capace di raggiungere, e magari appassionare, anche chi non ha nessuna familiarità con la musica classica».

Più che divulgativo, l’impianto di questo libro appare sostanzialmente didattico, come si evince dalla nota riportata in colophon – «Il testo di questo libro deriva in parte da quello contenuto in Prima la musica!, un manuale di Nicola Campogrande per la scuola media inferiore […]» – e conferma lo stesso Campogrande nella sua Introduzione, quando ricorda come nel nostro Paese «non ci viene data la possibilità di studiare la Soria della musica classica se non durante gli anni della scuola media inferiore, dove peraltro qualcosa, sino a poco tempo fa, evidentemente non ha funzionato, visto che alla stragrande maggioranza di studenti che arrivano all’università mancano i rudimenti più elementari su ciò che è avvenuto nel corso di circa 1200 anni lungo i quali si è sviluppata la musica classica […]. Da qui è nata l’idea di scrivere questo libro».

Nicola Campogrande (foto Lorenza Daverio)
Nicola Campogrande (foto Lorenza Daverio)

Da qui deriva anche l’impostazione didascalica del volume, che si articola in sei capitoli dedicati ciascuno ad un’epoca diversa – partendo da “Il Medioevo” e arrivando a “Dal Novecento a oggi” – ognuno aperto da un “Un capolavoro” – vale a dire un’opera ritenuta emblematica del periodo trattato – e completato da sezioni che illustrato i caratteri della musica dell’epoca, la scrittura, le forme compositive via via fino ai protagonisti principali. Una struttura che aiuta in maniera efficace chi è interessato a conoscere il percorso della musica classica occidentale e la sua storia essenziale partendo da zero o quasi. Una storia della musica for dummies, potremmo dire. In questa direzione vanno anche i QR Code disseminati tra le pagine di questo volume, che rimandano ad ascolti su Spotify, anche questi naturalmente frutto di una selezione personale ma indubbiamente utili per farsi una prima idea della materia musicale di cui si sta parlando.

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Un altro modo di ripercorre la storia della musica può essere quello tratteggiato attraverso gli snodi che ne hanno segnato l’evoluzione, ricostruendo i momenti caratterizzati da eventi dalla portata rivoluzionaria, isolando quegli accadimenti più unici che rari che segnano uno iato tra un “prima” e un “dopo”. Questo è quello che fa Stuart Isacoff nel suo libro Rivoluzioni musicali (EDT, Torino 2023, 296 pp., 22,00 €). Anche Isacoff – musicologo, pianista e compositore, fondatore e direttore di «Piano Today», vincitore dell'ASCAP Deems Taylor Award e autore di articoli per testate quali «Early Music America», «The New Grove Dictionary» e «New York Times» – propone in fondo una selezione personale degli accadimenti da lui ritenuti – con qualche ragione, è giusto riconoscerlo – rivoluzionari, mettendoli in fila in un ordine cronologico che diviene sentiero trasversale tra i generi musicali, disegnando un orizzonte che da Guido d’Arezzo passa per “I Bach”, il jazz a Parigi, l’emancipazione della dissonanza, il bebop, Miles Davis, fino ad arrivare al capitolo titolato “Mozart tra i fiori di loto”.

Una mappa ideale, in sintesi, nella quale dall’invenzione della notazione musicale nell'XI secolo si passa alla nascita della polifonia, dall'opera fiorentina del Seicento si giunge all'arrivo del jazz nella Parigi degli anni Trenta, e così via. Alcuni di questi cambiamenti, come la messa in discussione del confine tra consonanza e dissonanza da parte di Schoenberg o l'uso del caso di John Cage, hanno certamente generato polemiche, ma anche nuovi stimoli all’arte musicale.

Stuart Isacoff (foto Michael Lionstar)
Stuart Isacoff (foto Michael Lionstar)

Isacoff, esplora quindici di questi momenti cruciali, raccontando il contesto e i protagonisti che hanno segnato l'evoluzione della musica, offrendo ai lettori una narrazione coinvolgente e, al tempo stesso, inevitabilmente segnata da un orizzonte limitato. Come annota l’autore stesso nella sua Introduzione: «Gli eventi considerati in questo libro costituiscono com’è ovvio un elenco in certa misura arbitrario. […] Al di fuori del canone occidentale c’è un universo immenso e vario e i limiti del mio studio non sono che il risultato di quel che sono io, di quello su cui mi sono concentrato e di cui ho fatto esperienza per la maggior parte della mia vita. […] A dire la verità intera, mi è parso inevitabile glissare anche su alcuni aspetti importanti della musica occidentale quali il rock […]». Al di là della descrizione di «leviatano stilistico emerso negli anni Cinquanta e alimentato dall’angoscia esistenziale e dalla libido surriscaldata degli adolescenti» – definizione che appare tanto sommaria quanto ingenua nella sua schiettezza – va dato atto a Isacoff di riconosce i propri limiti nei confronti della popular music: «per scrivere di rock serve un osservatore assai più attrezzato di me». Rimane il fatto che il lavoro di Isacoff rappresenta un ottimo strumento per indagare alcuni dei passaggi più rivoluzionari di una storia della musica che vuole uscire da schemi ormai “logori e abusati”, per usare la terminologia di un noto word processor.

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Seguendo un ideale percorso che disegna una sorta di spirale storica che ci accompagna da un passato più o meno remoto a tempi più recenti, seguendo per cerchi concentrici un tracciato che dalla storia della musica ci porta a focalizzarci sulla storia della musica del Novecento, ecco che troviamo un’altra prospettiva originale offerta dal volume di Kate Molleson titolato Il suono nel suono (EDT, Torino 2023, 328 pp., 26,00 €), con il quale la giornalista e studiosa inglese ci invita ad “ascoltare davvero il Ventesimo secolo”. Come possiamo agevolmente riscontrare, la storia della musica insegnata nelle scuole è spesso dominata da compositori occidentali, uomini e bianchi. Molleson va al di là di questo stereotipo, raccontando la vita e l'opera di dieci compositori e compositrici del Novecento, spesso ignorati per il loro sesso, luogo di nascita o radicalismo culturale. Tra questi, il messicano Julián Carrillo, l’etiope Emahoy Tsegué-Maryam Guèbrou, la russa Galina Ustvolskaya e il filippino José Maceda, fino ad Annea Lockwood, compositrice americana nata in Nuova Zelanda.

Kate Molleson (foto David Grinly)
Kate Molleson (foto David Grinly)

Con determinazione e passione, Molleson ci invita a un ascolto più inclusivo e – a ben vedere – più attivo e “militante”, gettando una luce inedita e originale su voci musicali spesso trascurate, come ci ricorda la stessa autrice nella sua Introduzione: «Ci sono dieci storie, in questo libro. Dieci compositori coraggiosi, originali e carismatici, meravigliosamente capaci di suscitare scalpore e metterci in discussione. […] I compositori che ho scelto non sono alternativi a qualcun altro, perché la parola “alternativo” implica inevitabilmente un nucleo. Non hanno la pretesa di rimpiazzare nessuno, ma meritano di essere ascoltati. E questo non è che l’inizio. Ci sono centinaia di altri di cui avrei potuto scrivere. Andate alla ricerca anche di questi, non appena avrete finito di leggere».

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