Una dimostrazione di civiltà musicale

130 bambini danno vita a un'opera allestita con tutti i crismi

Recensione
classica
Teatro Goldoni Venezia
Roberto Hazon
22 Maggio 2002
L'immagine che si offriva allo spettatore capitato per caso ieri sera al Teatro Goldoni di Venezia era del tutto inedita per il pubblico italiano: una rappresentazione operistica interamente affidata a bambini sul palcoscenico, adolescenti in orchestra. Si rappresentava - presente il compositore in sala - La Teresina, "opera in due atti per interpreti bambini", appunto, messa in musica nel 1972 da Roberto Hazon (classe 1930) ad uso di una scuola elementare milanese di cui il librettista Vittorangelo Castiglioni era allora il direttore didattico, e ripresa oggi dall'intero staff (nel senso di allievi, insegnanti e genitori a ricoprire differenti ruoli esecutivi ed organizzativi) della scuola elementare "S. Francesco di Sales" di Venezia, con l'apporto della scuola di musica "Lambarena" che offriva poco più anziani strumentisti. Basterebbero questi dati per fare notizia, al di là dell'esito artistico raggiunto, comunque superiore ad ogni più rosea aspettativa. Mentre si continua a parlare a vuoto di riforme scolastiche a venire e di un'educazione musicale estesa ad ogni ordine curriculare, si assiste per fortuna a iniziative locali di tutto rispetto che ovviano, con l'entusiasmo dei singoli privati, alle croniche lacune istituzionali. Forse nessuno dei 130 bambini (l'intera scuola senza esclusioni!) che calcavano il palcoscenico in veste di solisti, coristi, danzatori o mimi diventerà mai un musicista di professione; di certo, però, nessuno dimenticherà per la vita una simile esperienza tanto coinvolgente, in cui il contatto diretto col mondo dell'opera finisce per contare più di cento ore di lezione spese a spiegare il teatro e la musica fra i banchi di scuola, senza nessun contatto diretto con la realtà. Per quei bambini, varcare in futuro la soglia di un teatro lirico non sarà dunque più un gesto da vecchi decrepiti privi di gusto, ma la rievocazione in veste di spettatori di quell'esperienza infantile indelebile. E questo perché non si è trattato della solita, squallida recita scolastica per genitori e nonni, ma di uno spettacolo seriamente inteso, con una vera partitura operistica fatta di ouverture, recitativi, arie, duetti, cori e concertati a canone, nonché un gruppo di professionisti ben noti nei rispettivi settori a reggere le fila della rappresentazione, radunati sotto lo stesso tetto da una serie di circostanze particolarmente favorevoli. La storia di una bambina malauguratamente uscita dalle pagine di un libro di fiabe è il pretesto che tiene unite una serie di scene in cui pagliacci, pellerossa, suore e damine settecentesche, i tre Re Magi, Orlando Paladino e il corvo parlante tentano in vario modo di facilitare il ritorno della protagonista fra le braccia del fratellino, rimasto prigioniero dei corsari. Il regista Francesco Bellotto ha risolto questo guazzabuglio narrativo con l'espediente della favola sognata, facendo piombare in un dormitorio affollatissimo di bambini i vari personaggi fantastici dell'immaginario infantile, caratterizzati dai costumi semplici e fantasiosi insieme di Giovanna Fiorentini. Il direttore d'orchestra Francesco Fanna, non nuovo a questa partitura, abbandonato momentaneamente l'amato Vivaldi cui dedica tante fatiche musicologiche, ha fatto miracoli per tenere insieme la difficile macchina musicale ed equilibrare i diversi piani sonori, fra le voci flebili dei bambini solisti, i canti calorosi delle masse corali e le tinte brillanti di un'orchestra composita (strumenti acustici, tastiere elettroniche, tante percussioni), che, stante la conformazione del teatro, non poteva neppure godere dell'effetto benefico di una buca infossata. I veri protagonisti sono comunque stati, come si può ben immaginare, i bambini stessi, impegnatisi con quel sano entusiasmo capace di far superare con disinvoltura ogni difficoltà. Sarebbe doveroso nominarli tutti: per loro, basti il plauso a Margherita Gianola, ben nota in città come organista nella Basilica dei Frari, che amorevolmente li ha preparati uno ad uno, rifuggendo vezzi e manierismi da Coro dell'Antoniano, ma raggiungendo con loro quella "piccola professionalità" oggi tanto rara quando si sentono cantare sguaiatamente e senza alcun senso del ritmo e dell'intonazione i bambini del tutto diseducati delle nostre scuole elementari. Successo strepitoso, come prevedibile, per uno spettacolo che meriterebbe ben maggiore diffusione, costruito su una partitura garbata, brillante, non priva di humor e piena di ammiccamenti che tengono viva l'attenzione anche dello spettatore più esperto. Dopo una singola recita, ci rimane invece solo un simpaticissimo programma di sala fra le mani, fatto con i disegni di bambini che continuano a chiedere una mano a noi adulti per mettere a buon frutto le loro infinite potenzialità espressive.

Interpreti: Margherita Sartor, Rosa Chiara Goisis, Riccardo Modena, Antonio Fanna, Jacopo Dametto, Pietro Sandi, Francesco Ghezzo, Elisa Barozzi, Marco Caberlotto, Sebastiano Dina, Laura Lenti Ceo, Valentina Zennaro, Jacopo Giusto, Chiara Garbato, Davide Pinzan, Luca Sponchia, Francesca Cerutti, Valeria Trevisan

Regia: Francesco Bellotto

Scene: Giovanna Fiorentini (Consulenza scenografica Giuseppe Ranchetti)

Costumi: Giovanna Fiorentini

Coreografo: Emanuela Manoli

Orchestra: Orchestra della Scuola di Musica del Circolo Artistico di Venezia in collaborazione con l'Associazione Musicale Lambarena

Direttore: Francesco Fanna

Coro: Solisti e Coro: Allievi della Scuola Elementare "S. Francesco di Sales"

Maestro Coro: Margherita Gianola

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo