Seduce La Gloria di Primavera di Alessandro Scarlatti

Riproposta prima a Palermo, poi a Roma e Napoli dall’Orchestra nazionale barocca dei Conservatori

La Gloria di Primavera
La Gloria di Primavera
Recensione
classica
Teatro Massimo di Palermo
La Gloria di Primavera
19 Aprile 2025 - 29 Aprile 2025

Quest’anno sono trecento anni che ci ha lasciato Alessandro Scarlatti, nato a Palermo nel 1660 e morto a Napoli, appunto, nel 1725. Sarà un anno quindi con tanti appuntamenti scarlattiani, sopratutto nelle tre città dove il compositore più ha vissuto, oltre alle due citate anche a Roma dove il dodicenne Alessandro dal talento precoce si trasferì presto. E proprio nelle tre città è previsto un minitour dell’Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori per riproporre la serenata La Gloria di Primavera al Teatro Massimo di Palermo alla vigilia di Pasqua, per poi essere eseguita lunedi 28 aprile al Teatro dell’Opera di Roma e martedi 29 aprile a Napoli al Conservatorio San Pietro a Majella per l’Associazione Alessandro Scarlatti. Un’iniziativa di una delle tre Orchestre che riuniscono i migliori allievi dei Conservatori italiani, quella Barocca, le altre sono la Sinfonica e la Jazz, diretta in quest”occasione dal maestro Ignazio Schifani, palermitano, grande specialista di musica antica. Nella serenata sono di grande importanza le voci, Scarlatti per  la Gloria di primavera, adesso eseguita in versione integrale, ebbe a disposizione i migliori interpreti del suo tempo, mentre qui affrontano le parti vocali i giovani soprani Jin Jiayu e Martina Licari, il contralto Chiara Brunello, il tenore Luca Cervoni e il basso Antonino Arcilesi che evidentemente non hanno ancora la maturità e facilità di fioriture e abbellimenti dei grandi interpreti, ma l’iniziativa ha il grande merito di avere ridato vita alla serenata facendola riscoprire. Un lavoro che ebbe subito un grande successo, creata a corte a Napoli e replicata anche a Vienna, ma essendo dedicata ad un bambino morto dopo pochi mesi di vita, fu presto abbandonata e ripresa in pochissime occasioni, ad esempio da Handel che la volle proporre a Londra. La serenata La Gloria di Primavera fu commissionata nel 1716, su libretto dell’abate Nicolò Giovo, dal principe Gaetano d'Aragona e da sua moglie Aurora Sanseverino per celebrare la nascita del piccolo Leopoldo, il tanto atteso erede al trono d’Asburgo, fratello di quella Maria Teresa che infine diverrà imperatrice, data la scomparsa prematura del fratello. Quattro personaggi allegorici, le quattro stagioni, si contendono il merito di avere contribuito alla nascita dell’erede e per dirimere la contesa ci si appella a Giove che arriva, nella seconda parte, e attribuisce la gloria della nascita alla Primavera, da qui il titolo. Due vivaci, brevi sinfonie aprono i due tempi e fanno capire subito l’impegno profuso da Scarlatti in questa serenata dalla prestigiosissima commissione, ricca di colori e abbellimenti, d’effetti timbrici e ricercatezze melodiche, davvero sontuosa e che i giovani musicisti e cantanti, con la guida appassionata del maestro Schifani, hanno saputo con amore riportare alla vita in modo egregio. La parte principale, quella della vittoriosa Primavera, fu affidata al temmpo della creazione al celebre soprano castrato Matteo Sassano, soprannominato  “il rosignuolo” di Napoli, l’usignolo, non si sa bene se proprio per l’aria d’ usignolo che canta in questa serenata oppure se Scarlatti gli scrisse un’aria da usignolo perché aveva già questo soprannome. Di fatto, la sua aria da usignolo nel secondo tempo, dove duetta con i flauti dopo che ha ottenuto la vittoria nella contesa, è uno dei momenti più belli di tutta la composizione, ruolo qui affidato al giovane soprano di origini cinesi Jin Jiayu, bel timbro e buone capacità di coloratura, che dimostra tutte le potenzialità che già l’hanno fatta affermare in diversi concorsi e ingaggiare in primi ruoli da professionista. Altra parte molto importante è quella di Giove affidata a voce di basso e che al momento della creazione fu affidata al virtuoso Antonio Manna che cantava dall’alto, da una nuvola sospesa al centro della scena e circondato da angeli con trombe. La Serenata è riproposta in forma di concerto ma il basso siciliano Antonino Arcilesi, malgrado l’assenza della macchina scenica, riesce ad imporsi lo stesso ed affascinare con la sua bella voce profonda, assai duttile nei vocalizzi. Nel cast della creazione c’era anche, nel ruolo di Estate, il soprano Margherita Durastanti destinata a divenire una delle interpreti preferite di Handel a Londra, qui il ruolo è affidato alla palermitana Martina Licari che ammalia per dolcezza, uniformità e solarità di timbro. Completavano il cast due voci maschili, quelle di Francesco Vitale come Autunno e Gaetano Borghi come Inverno, adesso il primo ruolo è stato invece affidato al contralto veneto Chiara Brunello, che sopratutto nella seconda parte sfodera un bel piglio deciso e contribuisce in modo piacevole con il suo colore di voce a dare più varietà all’insieme, infine il ruolo di Inverno oggi è stato affidato al tenore romano Luca Cervoni, pure specialista del genere barocco e già ben avviato alla carriera professionale. I cinque solisti assicurano anche i bei momenti corali che arricchiscono ulteriormente la serenata. Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Università e della ricerca, nonché con il Conservatorio di Musica di Palermo che dal 2018 è dedicato, appunto, ad Alessandro Scarlatti, prima essendo dedicato a Bellini. Per celebrare Scarlatti, inoltre il Teatro Massimo dal 5 al 12 ottobre prossimi riporterà in scena con un nuovo allestimento l'opera che da molti è considerata il capolavoro serio del compositore, Mitridate Eupatore, sul podio Giulio Prandi con regia di Cecilia Ligorio. 

 

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