Un romanzo da cantare

Ha debuttato al Petruzzelli la nuova opera di Fabio Vacchi da Amos Oz

Recensione
classica
Teatro Petruzzelli Bari
Fabio Vacchi
28 Aprile 2011
Per Fabio Vacchi, compositore noto per le dolcezze poetiche della sua ormai importante produzione operistica, "Lo stesso mare" di Amos Oz è stato un naturale approdo. Il romanzo che nel 1999 ha segnato l’entrata di Oz in Feltrinelli, è un lavoro assolutamente atipico, un romanzo - come ha dichiarato lo scrittore – capace di cantare e di ballare, che cancella il confine tra letterario e musicale, tra prosa e poesia, tra i vivi e i morti (infatti Nadia, personaggio morto, è centrale nella storia) e tra l’autore e i personaggi (l’autore è anzi uno dei personaggi). "Lo stesso mare", prima opera contemporanea al Petruzzelli, oltre che prima regia contemporanea di Tiezzi che proprio al Petruzzelli aveva esordito nella regia lirica con quella famosa Norma della sera dell’incendio, è una metafora perfetta di quello che ci piacerebbe fosse l’opera oggi: una simbiosi poetica (ovvero che emoziona!) tra testo e musica, entrambi contemporanei, che profuma di genuino artigianato artistico senza perdere di vista la complessità dell’evoluzione presente (qui l’antica civiltà contadina del mediterraneo). Sulla stessa tavola di una casa di Bat Yam, villaggio di Tel Aviv, ci sono ancora formaggio e olive e insieme un pc attraverso il quale leggere le mail del figlio Rico partito in Tibet. La partitura di Vacchi è una meravigliosa sintesi storica ed etnica, complessa ritmicamente, impreziosita da richiami a melodie sefardite e insieme a sonorità elettroniche. La fine del secondo atto è di rara intensità drammatica. I tre atti da 50 minuti possono sembrare un po’ lunghi, ma li compensano lo spettacolo di Tiezzi e Gae Aulenti. Lì c’è tutto, dal teatro al cinema, sapientemente offerto.

Interpreti: Sandro Lombardi (narratore 1), Giovanna Bozzolo (narratore 2), Graziano Piazza (narratore 3), Julian Tovey (Albert), Yulia Aleksyuk (Dita), Chiara Taigi (Bettin), Sabina Macculi (Nadia), Giovanna Lanza (Miriam), Stefano Pisani (Ghighi), Danilo Formaggia (Dobi), Alessandro Castellucci (Rico)

Regia: Federico Tiezzi

Scene: Gae Aulenti

Costumi: Giovanna Buzzi

Orchestra: Orchestra della Fondazione Petruzzelli

Direttore: Alberto Veronesi

Luci: Gianni Pollini, videoproiezioni Antonio Giacomin

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