Tristano a tre dimensioni

Era un evento molto atteso questo Tristan und Isolde: in relazione alla situazione critica del teatro, certo; ma anche per la trentennale assenza dell'opera dalle scene napoletane; e ancora, in quanto prova d'esordio del nuovo direttore stabile Gary Bertini. La risposta dal palcoscenico è arrivata orgogliosa, forte, con uno spettacolo di notevolissimo spessore

Recensione
classica
Teatro di San Carlo Napoli
Richard Wagner
04 Dicembre 2004
Era un evento molto atteso questo Tristan und Isolde: in relazione alla situazione critica del teatro, certo; ma anche per la trentennale assenza dell'opera dalle scene napoletane; e ancora, in quanto prova d'esordio del nuovo direttore stabile Gary Bertini. La risposta dal palcoscenico è arrivata orgogliosa, forte, con uno spettacolo di notevolissimo spessore. Il segno più profondo viene proprio da Bertini: il suo biglietto da visita è una direzione autorevole che guida l'orchestra su una linea "chiara", che asciuga l'opera delle incrostazioni proprie di una certa tradizione iperespressiva, e nella quale sono esclusi clangori ed effetti di sorta. Ne viene fuori un'interpretazione che dà all'opera wagneriana la consequenzialità e l'evidenza stringente del logos classicista, coagulando anche le prove dei cantanti: dalla superlativa coppia dei protagonisti, Thomas Moser e Jeanne-Michèle Charbonnet, fino a Jan Rotering, Lioba Braun e Albert Dohmen, tutti all'altezza della situazione. L'allestimento può definirsi in certo qual modo di marca "strehleriana", annoverando, con la triade Pasqual-Frigerio-Squarciapino, un allievo prediletto e due collaboratori storici del grande regista. Le tre parti dell'opera vengono immaginate in tre diverse epoche storiche, intese come altrettante dimensioni su cui si proietta Tristano. Il primo atto diventa così il luogo del mito medievale, con una gigantesca prua pronta ad alzarsi e a dividersi in due per dar corpo visivo alla separazione e poi all'unione dei due protagonisti; nel secondo atto ci troviamo nell'epoca del compositore, nella notte esaltata da Novalis, in un giardino che ha le risonanze visive delle tele di Böcklin e Friedrich; l'ultimo atto è declinato al presente, in un ospedale del nostro tempo, pervaso di una luce bianca e desolata. Elemento che lega i tre atti è il mare, onnipresente simbolo della "palpitante pienezza" del Tutto in cui annega la volontà di vivere dei due amanti. Nell'insieme l'aspetto scenico sembra ben accordarsi con le intenzioni del direttore, visualizzando in modo persuasivo, con pochi grandi elementi carichi di significato, le linee di forza dell'azione wagneriana. Il pubblico accoglie lo spettacolo con grande calore e al termine è generosissimo di applausi per tutti.

Interpreti: Thomas Moser, Jeanne-Michèle Charbonnet, Jan Rotering, Lioba Braun, Albert Dohmen

Regia: Lluis Pasqual

Scene: Ezio Frigerio

Costumi: Franca Squarciapino

Orchestra: Orchestra del Teatro di San Carlo

Direttore: Gary Bertini

Coro: Coro del Teatro di San Carlo

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