Strauss e Beethoven per Gatti

Milano: successo con l'Orchestra Mozart per l'inaugurazione della Società del Quartetto

Daniele Gatti (Foto Silvia Lelli)
Daniele Gatti (Foto Silvia Lelli)
Recensione
classica
Conservatorio Verdi Milano
Daniele Gatti Orchestra Mozart
02 Ottobre 2022

La stagione della Società del Quartetto ha avuto un'irrituale pre-apertura al Piccolo Teatro con una serata di prosa e musica, da un'idea di Biagio Scuderi, per la regia di Federico Tiezzi. Sandro Lombardi ha letto stralci dal Viaggio in Italia di Pier Paolo Pasolini, inframezzati da musiche scelte da Emilio Sala e interpretate dalla mezzosoprano Monica Bacelli, accompagnata al pianoforte da Andea Rebaudengo. Il testo è risultato sorprendente perché è un raro caso di un PPP spensierato, senza le sue proverbiali cupezze, contento di girare con una Millecento lungo le coste italiane da Ventimiglia a Trieste (un reportage del 1959 destinato al mensile "Successo"). Attento a un'umanità, impegnata a essere felice in ferie, ha un linguaggio elegante e puntuto, interessato al paesaggio, alle luci, all'abbigliamento, anche quando incontra persone di conoscenza, da Moravia, Fellini, Visconti, a Franca Valeri o Gianni Agnelli. Mentre Lombardi ha sottolineato con agilità ogni atteggiamento ironico, perfido, addirittura pettegolo, offerto dalla scrittura, la "colonna sonora" non è risultata sempre capace di tali sfaccettature e di addattarsi ora a una canzone di Tenco ora a un brano di Respighi o di Ravel. In chiusura l'indimenticabile Cosa sono le nuvole di Pasolini-Modugno che chiudeva il film di Pasolini Capriccio all'italiana.

L'inaugurazione canonica della Società del Quartetto in Conservatorio è invece stata affidata all'Orchestra Mozart diretta da Daniele Gatti. In programma Metamorphosen di Richard Strauss e l'Eroica di Beethoven. Abbinamento più che logico, visto che Strauss ha composto l'Adagio elaborando alcune misure della Marcia Funebre dell'Eroica. L'organico, nato per volontà di Claudio Abbado, ma ovviamente mutato negli anni, si è mostrato estremamente duttile. I 23 archi hanno offerto sonorità compatte e ben delineate fra le parti. Il direttore, che da tempo ci ha abituati a un gesto essenziale, in questo caso l'ha davvero ridotto ai minimi termini, segno di una solida intesa con gli strumentisti.

La conferma è venuta poi nella Terza di Beethoven. Gatti ne ha dato un'interpretazione tesissima in ogni passaggio, con un'estrema analisi nei momenti trattenuti quando si vanno formando i temi portanti, con un'attenzione meticolosa ai passaggi più delicati. È stato quasi ovvio accostare idealmente il secondo movimento al brano di Strauss e immaginarne gli intrecci. Davvero un ascolto di rara suggestione. Al termine della serata applausi a non finire dalla sala piena zeppa, con gli orchestrali che si sono rifiutati di alzarsi in piedi per riservarli al direttore. Che con loro sarà impegnato nelle prossime stagioni della Società del Quartetto nell'integrale sinfonico di Beethoven.

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