Schegge di ironia per pianoforte e orchestra

A Reggio Emilia Ceccherini alla guida dell’Orchestra della Rai ha diretto i Tre Quadri di Filidei con Four Norwegian Moods di Stravinskij e la Nona di Shostakovich

Tito Ceccherini - Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (foto PiùLuce)
Tito Ceccherini - Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (foto PiùLuce)
Recensione
classica
Reggio Emilia, Teatro Municipale Valli
Festival Aperto - Tito Ceccherini, Maurizio Baglini - Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
12 Ottobre 2022

È l’ironia il filo rosso che ha legato le pagine di Filidei, Stravinskij e Shostakovich comprese nel programma del concerto ospitato al teatro Valli di Reggio Emilia e che ha visto impegnato Tito Ceccherini alla guida dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai nell’ambito dell’edizione 2022 del Festival Aperto.

Scelta anche come concomitante appuntamento di apertura della stagione concertistica del teatro emiliano, questa serata ha quindi proposto in avvio di programma il lavoro che Francesco Filidei ha completato nel 2020 e titolato Tre quadri, un concerto per pianoforte e orchestra – il solista alla tastiera era Maurizio Baglini – le cui tre parti sono state generate in maniera autonoma per poi essere ricomposte nella forma classica dei tre movimenti. Così siamo partiti da November, il primo e più ampio movimento tratteggiato attraverso una trama fitta e articolata di rimandi, tra le cui maglie variegate e a tratti anche stilisticamente contrapposte è parso balenare, tra l’altro, una sorta di ideale rimando a certi strappi timbrico-ritmici del Sacre stravinskijano, qui però scanditi con incedere più regolare e quasi condiscendentemente sornione. Caratteri, questi, che hanno connotato anche la brillante e coinvolta esecuzione di questa pagina dedicata agli stessi Maurizio Baglini e Tito Ceccherini e nata da una commissione realizzata in cordata da parte di Milano Musica, Casa da Música di Porto, International Festival of Contemporary Music “Warsaw Autumn”.

Il brano centrale, titolato Berceuse, si è rivelato disteso su un andamento morbido e regolare, che lo stesso Filidei descrive come un “un movimento cullante di sette ottavi” e che appare come una sorta di ricercato esercizio di stile, misurato e sistematico nella sua struttura potremmo dire speculare, tratteggiato con un gusto per la costruzione compositiva segnata da una specie di compiaciuta e virtuosistica eleganza.

L’ultimo movimento, Quasi una bagatella, rappresenta un esplicito omaggio a Beethoven composto sulla scorta della commissione della Gürzenich-Orchester Köln attraverso una riflessione sul Concerto n. 5 “Imperatore” del maestro di Bonn, brano citato in maniera plastica in uno dei passaggi più efficaci di questa pagina, dove Filidei si è divertito a miscelare stilemi e rimandi, restituendo tutto il gusto per un intarsio timbrico-strumentale dal segno ironicamente interessante e personale.

Tito Ceccherini - Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (foto PiùLuce)
Tito Ceccherini - Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai (foto PiùLuce)

Dopo un omaggio scarlattiano che Maurizio Baglini ha voluto offrire al pubblico quale ideale suggello alla prima parte del concerto, la serata è proseguita grazie alla lettura misuratamente accurata che Ceccherini ha offerto dei Four Norwegian Moods di Stravinskij, pagina forse tra le meno rilevanti del compositore russo – e dalla problematica genesi come musica per film composta nel 1942 e in seguito ritirata e rivista dall’autore stesso – nella cui natura tonale e in qualche modo descrittiva delle quattro parti – Intrada, Song, Wedding Dance, Cortège – riecheggiano rimandi al folklore, appunto, norvegese.

Ultimo brano in programma quella Sinfonia n. 9 in mi bemolle maggiore op. 70 che Shostakovich ha composto tra il luglio e l’agosto del 1945 e che, in vista del suo debutto nel novembre di quell’anno, lo stesso autore aveva definito un “pezzetto allegro”, sostenendo inoltre che «i musicisti avrebbero provato piacere a suonarlo ed i critici si sarebbero deliziati a stroncarlo». In effetti il musicologo e critico russo Israel Vladímirovich Nestiev aveva annotato un certo “cinismo” e una “fredda ironia” presente in questa partitura, facendo risalire tali rimandi a una sorta di influenza stravinskijana. Un carattere – quello velatamente ironico soprattutto – che pare la chiave più efficace per leggere nell’ottica più proficua questa pagina e che, al tempo stesso, si è rivelato quell’ideale filo conduttore che ha attraversato il variegato programma di questa serata salutata alla fine dai convinti applausi del nutrito pubblico del Valli.

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