Scala: la Filarmonica festeggia 40 anni con una prima di Battistelli

Milano: successo per il concerto inaugurale con Chailly sul podio

Riccardo Chailly (Foto Brescia Amisano)
Riccardo Chailly (Foto Brescia Amisano)
Recensione
classica
Teatro alla Scala, Milano
Concerto Filarmonica della Scala
24 Gennaio 2022

Come la Toccata a cinque che apre l'Orfeo di Monteverdi, con la sua Toccata Giorgio Battistelli apre il sipario della stagione della Filamonica della Scala che festeggia quarant'anni di vita. Si tratta di un brano per grande organico, commissionato dalla stessa orchestra, che compone un ritratto del suo direttore principale, Riccardo Chailly. All'attacco gli ottoni lo descrivono come presenza autorevole, con tutti i crismi dell'icona paludata, poi il ritmo cambia e l'immagine si frantuma in una miriade di episodi, la scompagina in variazioni scandite da ogni sorta di percussioni. Alle quali si possono attribuire etichette ad libitum, rovelli, dubbi, emozioni, drammi e via di seguito. Al termine dell'inedita analisi sonora, che dura circa sette minuti, il finale sospeso degli archi lascia immaginare che il groviglio si dissolva. Ma non è detto. L'accoglienza del pubblico è stata calorosa, con l'unico rammarico di non poter festeggiare Battistelli, assente causa Covid, ma solo il suo "modello" sul podio.

Dopo che molti strumentisti hanno lasciato il palco, Chailly ha proposto le Suites nn.1-2 per piccola orchestra di Stravinskij, di raro ascolto, otto ironici brani nati per pianoforte ma poi orchestrati per l'amico Diagilev. Un'ottima occasione per permettere alla Filarmonica di mostrare di quale elestacità, trasparenza, leggerezza sia capace. Confermate di seguito con L'uccello di fuoco di Stravinskij (versione 1919) dove si è aggiunta la compatta pienezza di suono dell'organico al gran completo, senza mai una sbavatura, esemplari la violenta Danza infernale di Kašej (La sagra della primavera era già nell'aria l'anno della prima versione dell'Uccello di fuoco) e il luminoso finale.

Nella seconda parte della serata la Quinta di Čajkovskij ha rafforzato l'impressione che l'orchestra e il suo direttore stiano vivendo un momento felice. Chailly ne ha offerto una interpretazione vigorosa, assecondato nei minimi particolari da ogni sezione, contorni netti, interventi sempre decisi. La tensione continua, che ha contraddistinto tutta la lettura, ha tuttavia rispettato lo sviluppo naturale della frase cantabile introdotta dal corno che segna tutto il secondo movimento, mentre nel terzo ha come scarnificato il valzer. Facendo sì affiorare la struttura compositiva, ma privandola del necessario languore.

Al termine della serata, lunghi e insistiti applausi al direttore e alla sua orchestra.

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