Potere, progresso e libertà: Ascanio fra Vienna e Milano

Nella rilettura di Znaniecki, l'incrocio di storia e mitologia svela le metafore del testo di Parini, mentre Dantone e i cantanti ci restituiscono un Mozart tardobarocco

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
Wolfgang Amadeus Mozart
16 Dicembre 2005
La festa musicale "Ascanio in Alba" venne commissionata a un Mozart quindicenne per solennizzare le nozze milanesi di un rampollo del casato austriaco con una principessa modenese: la "longa manus" di Maria Teresa rafforzava così ulteriormente il suo dominio sul Nord Italia, e il libretto del buon Parini ne decantava il "dolce imperio", con versi allegorici che sin dal coro iniziale proclamano impudentemente il dominio austriaco più caro, per un popolo, di qualsivoglia libertà. Lo smascheramento dell'allegoria è la chiave del nuovo allestimento ideato da Michal Znaniecki, con un'imperatrice incombente e onnipresente sul banchetto nuziale nei panni della dea Venere, e i vari protagonisti storici che indossano gli abiti mitologici di Ascanio e compagni. Il Settecento prende il posto dell'Arcadia e la debole drammaturgia del Parini viene ricondotta a una sorta di viaggio d'iniziazione per Ascanio, addestrato dall'Augusta Madre alle virtù necessarie per governare la città di Alba, ovvero Milano, cui Maria Teresa elargisce da Vienna progresso e cultura (sin il Teatro alla Scala, che si materializza in qualche icona inconfondibile), ma discapito della libertà. Una rilettura dunque assai intelligente, non senza punte d'ironia, ma sempre condotta sul filo dell'eleganza, grazie anche alle scene a loro modo "barocche" di Luigi Scoglio, dove alle pastorellerie si sostituiscono i macchinismi, e ai costumi fantasiosi e allusivi di Zofia de Ines. E se pure le tante metafore sceniche non si lasciano svelare tutte al primo sguardo, l'effetto della doppia narrazione parallela (quella storica e quella mitologica) esce vincente in ogni sua parte. Ottimale la compagnia di canto, nella quale non si sa se elogiare maggiormente la morbidezza vocale di Marianna Pizzolato (Ascanio), i funambolismi di Désirée Rancatore (Fauno), o la nobile linea canora di Cinzia Forte (Silvia), artista in continua crescita, restando su un gradino inferiore la prestazione di Elisabeth Norberg-Schultz (Venere), colta in un momento di stanchezza vocale, che influisce purtroppo negativamente sulla qualità timbrica e sulla precisione delle agilità e sin dell'intonazione. Ottavio Dantone si conferma un punto di riferimento ormai ineludibile per tutto il repertorio operistico pre-romantico, restituendoci un Mozart contemporaneo di Hasse e non già di Beethoven: la sua scommessa più ardua, quella di far suonare "all'antica" una tipica orchestra moderna, è risultata pienamente vincente.

Note: Wolfgang Amadeus Mozart Ascanio in Alba, K 111 libretto di Giuseppe Parini Prima rappresentazione: Milano, Teatro Ducale, 17 ottobre 1771 Edizione critica Bärenreiter, a cura di Luigi Ferdinando Tagliavini Elisabeth Norberg-Schultz (Venere), Marianna Pizzolato (Ascanio), Cinzia Forte (Silvia), Desirée Rancatore (Fauno), Bernhard Berchtold (Aceste) Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna Direttore: Ottavio Dantone Maestro del Coro: Marcel Seminara Regia: Michal Znaniecki Scene: Luigi Scoglio Costumi: Zofia de Ines Coreografie: Aline Nari Luci: Daniele Naldi Nuovo allestimento del Teatro Comunale di Bologna, in coproduzione con il Teatro dell'Opera di Roma Bologna, Teatro Comunale 16, 18, 20, 21, 22, 23 dicembre 2005

Interpreti: Elisabeth Norberg-Schultz / Monica Gonzalez (Venere), Marianna Pizzolato / Romina Basso (Ascanio), Cinzia Forte / Dorothee Jansen (Silvia), Desirée Rancatore / Ingrid Kaiserfeld (Fauno), Bernhard Berchtold / Giovanni Botta

Regia: Michal Znaniecki

Scene: Luigi Scoglio

Costumi: Zofia De Ines

Coreografo: Aline Nari

Direttore: Ottavio Dantone

Maestro Coro: Marcel Seminara

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