Pompei: ultima tappa delle Vie dell'Amicizia
Il maestro Muti racconta emozioni e significato del viaggio Ravenna Jerash Pompei
Finisce con una standing ovation. Ad applaudire dalle tribune del Teatro Grande di Pompei c’erano anche il presidente della Regione Campania De Luca e il Ministro della Cultura Sangiuliano. Ma prima dell’ultima tappa delle Vie dell’Amicizia 2023 il maestro Muti racconta quali sono state le sue emozioni a dirigere in un luogo storico come il Teatro Sud di Jerash, parafrasando Napoleone si poteva dire “da queste tribune 19 secoli di storia vi osservano”.
«E’ un’emozione grande per tante ragioni – racconta Riccardo Muti - la prima, essendo io italiano e affondando le radici direttamente nella cultura antica mediterranea e romana, è l’emozione di sentirsi improvvisamente fiero di ciò che i nostri antichi antenati hanno fatto. Poi trovare il senso della bellezza anche in un luogo remoto, a Jerash, lontana da Amman, lì non solo i Romani hanno portato il teatro, l’arte, ma il contatto con la bellezza. Non era luogo di gladiatori, ma di spettacoli e hanno realizzato un luogo di arte curato nei dettagli più intimi più piccoli, più particolari nell’ architettura e nella scultura, pensando a un luogo d’arte dove portare prosa, danza ,musica, ma essendo circondati dalla bellezza perché è artisticamente bello. Dirigere lì è stato come sentirsi improvvisamente a casa, come sentirsi a Roma, a Pompei, nella romanità. Romanità che ci ricorda, anche attraverso l’influenza indiscutibile della grecità, che queste sono ancora adesso le origini della civiltà mondiale ed è bellissimo far incontrare quella civiltà con la civiltà millenaria che viene dall’Oriente in modo che si possano integrare. Nasce così un accordo, che in musica può essere consonante o dissonante, dipende dal creatore della partitura».
Qual è il significato delle “Vie dell’Amicizia”?
«I nostri viaggi dell’amicizia, sia qui in Giordania e a Pompei, sia in altri luoghi nel passato, non sono semplicemente viaggi, un’azione sospesa nell’aria, ma vogliono avere un significato profondo, significano veramente amicizia come amore tra i popoli. Con la musica come collante, elemento di fusione e coesione tra gli spiriti di tutti gli esseri viventi, dicono che anche gli animali se ascoltano Mozart vivono meglio, e le mucche producono un latte migliore, se gli fanno ascoltare pessima musica, per dirla alla napoletana, fanno ricotta!
Questo ponte tra Jerash e Pompei ci ricorda il grande mondo Mediterraneo dove i Romani non hanno mia distrutto ma hanno costruito la pax romana: conquistavano ma poi si preoccupavano di costruire teatri meravigliosi a forma ad anello che è come un abbraccio, era un abbraccio significativo, voleva dire amore e voleva dire essere tutti insieme, il pubblico si univa in un abbraccio ideale all’esecutore. La musica in questi viaggi dell’Amicizia ha unito tante persone. Eravamo stati a Sarajevo nel 1997, quest’anno mi hanno invitato di nuovo per celebrare i 100 anni di vita della loro orchestra sinfonica: se uno lascia un seme che poi viene curato ,il seme fiorisce, non deve essere abbandonato, lo dovrebbero capire i governanti».
E il sipario cala nella calda notte di Pompei (il concerto verrà trasmesso su Raiuno il 5 agosto in seconda serata) con i ragazzi della Cherubini che si salutano allegramente, con il pubblico che esce lentamente e si gira ancora un’ultima volta a guardare quell’antico teatro dove ha vissuto un’emozione unica.
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