PJ intima ed epica

A Ferrara sotto le stelle l'unico concerto italiano di PJ Harvey

Recensione
pop
Ferrara Sotto le Stelle Ferrara
07 Luglio 2011
L’unica data italiana di PJ Harvey è a Ferrara sotto le stelle. Meno pubblico del previsto, forse anche per il prezzo elevato del biglietto. Il palco è scarno, Polly in veste bianca si piazza in un angolo, separata dai compagni di gruppo. Imbraccia l’autoharp e attacca “Let England Shake”, brano che apre l’omonimo album, accolto ovunque con grande favore. Il disco è una raccolta di pezzi che compone un deliberato atto d’accusa contro l’interventismo inglese nelle crisi mondiali, con uno sguardo impietoso anche verso il passato. Il tono espressivo si modella con una cura attenta per la melodia spiegata, una rivisitazione personale del folk rock anglosassone. Arrangiamenti solidi, una certa ricchezza armonica in genere assente nella poetica di PJ, messa a punto dai saggi John Parish e Mick Harvey (chitarre e tastiere), che anche dal vivo dirigono le operazioni con discrezione ma anche con granitica fermezza; alla batteria, uno swingante Jean-Marc Butty. La vocalità di PJ fluisce come respiro, il controllo dell’estensione e delle dinamiche è, al solito, magnifico. Ciò che latita è a volte la passione, l’abbandono dell’improvvisazione, ingredienti identitari della Polly Jean radicale di un’altra età. Eppure, accanto al blues primitivo e ai graffiti sonori basati su riff e minimalismo, si è sempre intuito che il mondo di PJ conteneva un lato epico, un sogno ulteriore aperto verso storia e leggenda. Allora “Let England Shake” è approdo naturale e narrativo, forse un punto di non ritorno. La scaletta prevede comunque un’alternanza stilistica salutare, e gli hit come “C’mon Billy”, “Down By The Water”, “The Sky Lit Up”, “Angelene”, bilanciano il lato vulnerabile di PJ con quello aggressivo, sferzante. Qualche titolo anche da “White Chalk” trova posto in un set che è sembrato un po’ di routine per la band, denso di emozioni invece per la platea.

Interpreti: PJ Harvey: voce, chitarra, autoharp Mick Harvey: tastiere, voce John Parish: chitarre, voce Jean-Marc Butty: batteria, percussioni

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

pop

Il cantautore friulano presenta in concerto l’album d’esordio Hrudja

pop

Un grande live al nuovo Jumeaux Jazz Club di Losanna (con il dubbio che a Bombino lo status di condottiero tuareg cominci a pesare)

pop

Ultima tappa del tour "Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo" di Elio e le Storie Tese