Da Beirut all'America

The National a Ferrara sotto le stelle

Recensione
pop
Ferrara Sotto le Stelle Ferrara
06 Luglio 2011
Trionfo dei National a Ferrara Sotto Le Stelle. All’interno di quella che si conferma come la rassegna più raffinata in Italia, la band dell'Ohio ha imposto sul palco una definitiva maturità, che combina l’introspezione di un rock sentimentale in teoria prevedibile con una potenza elettrica e un’intensità emotiva di raro equilibrio. La vocalità scabra, notturna, di Matt Berninger, a suo agio sia con ballad distensive che con pezzi innodici che sono già dei piccoli classici, è scossa dalle sciabolate chitarristiche dei fratelli Dessner, che si avvicinano alle parti espressioniste dei colleghi Wilco. I National assomigliano a mille gruppi e a nessuno. I tributi da pagare sono per gli American Music Club e per molta musica inglese, Tindersticks e Blue Nile su tutti. Potrebbero addirittura cedere qualche brano a Nick Cave. Ma la sintesi è personale e la ripetizione melodica non preclude costruzioni di gran pregio. Scaletta trasversale, da [i]Alligator[/i] a [i]Boxer[/i] fino al recente [i]High Violet[/i], ma soprattutto un bis tra i più intelligenti ascoltati di recente, concluso da una versione unplugged di "Vanderlyle Crybaby Geeks" da brivido, con i fiati di Beirut a ricamare in sottofondo e Berninger inghiottito in platea dal pubblico. A proposito di Beirut: il progetto anomalo di Zach Condon, allargato a sestetto con trombe, tromboni, corno e tuba, ha incantato nel set di apertura, creando un cortocircuito magico tra orchestrazioni paesane (sudamericane, balcaniche) e un pop britannico talora vicino alla malinconia degli Smiths, con effetti stranianti di sapore agrodolce. Il pubblico ha mostrato di conoscere il repertorio del gruppo, con un’accoglienza caldissima, specie per i brani di [i]March Of The Zapotec[/i]. Una dolce attesa, dunque, quella per il nuovo album, [i]The Rip Tide[/i].

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