Parsifal on the road

Bieito fa Wagner come un film a Stoccarda

Andrew Richards (Parsifal) e Stephen Milling (Gurnemanz)  (foto Martin Sigmund)
Andrew Richards (Parsifal) e Stephen Milling (Gurnemanz) (foto Martin Sigmund)
Recensione
classica
Stuttgart Opernhaus
Richard Wagner
28 Marzo 2010
Entrando nella sala dell’Opera di Stoccarda, a sipario aperto, la scena di Susanne Gschwender sembra un set cinematografico: una strada troncata sul boccascena, alberi dal fusto altissimo privi di rami, raggi di luce che fendono la fitta nebbia. Come promesso, Bieito legge “Parsifal” sulle rovine della nostra civiltà, e si ispira alla atmosfere apocalittiche di “The road” di Cormac McCarthy (e forse ancora di più al recente film che ne ha tratto John Millcoat, che in Italia sarà distribuito con grande ritardo dal 28 maggio) per la sua storia di morte e (poca) resurrezione. C’è poca trascendenza e molta disperazione nella visione estrema di Bieito: né più né meno come Amfortas che distribuisce ciarpame religioso senza alcuna convinzione, il “puro folle” è un ciarlatano, un trascinatore di folle che non rifiuta le droghe di Gurnemanz, predicatore in clergyman dalle allucinazioni lisergiche, chiaramente pedofile. Scelte radicali ma a loro modo coerenti, eccessi “gore” secondo la sua cifra, per un racconto parallelo, a suo modo godibile, purché si tralasci ogni pretesa di fedeltà al testo originale. Il pubblico si divide anche se meno che in altre occasioni (e ovviamente non mancano sonori dissensi) ma è unanime nel sancire il successo dell’esecuzione musicale guidata con mano sicura da Manfred Honeck. Grande impegno attoriale da parte di tutti gli interpreti, ma musicalmente si distinguono le ottime prove di Stephen Milling, musicalissimo Gurnemanz, Andrew Richards, Parsifal dal piglio poco eroico ma molto umano, e Gregg Baker, muscolare Amfortas, assai efficace nella visione registica ma poco verosimile simbolo della sofferenza umana. Deludono l’incolore Kundry di Christiane Iven, spesso in difficoltà nel registro acuto, e il Klingsor di Claudio Otelli, “bad guy” Klingsor poco incisivo nel mondo di brutti, sporchi e cattivi di Bieito.

Note: Altre rappresentazioni 1, 5, 11 e 25 aprile. Dopo la recita dell’11 aprile dibattito di Calixto Bieito con il pubblico. Il 17 aprile lettura-maratona dei sedici libri del “Parsifal” di Wolfram von Eschenbach (trasmessa in diretta nel sito del teatro: www.staatstheater-stuttgart.de).

Interpreti: Stephen Milling (Gurnemanz), Gregg Baker (Amfortas), Andrew Richards (Parsifal), Claudio Otelli (Klingsor), Christiane Iven (Kundry), Matthias Hölle (Titurel), Heinz Göhrig (1. Gralsritter), Mark Munkittrick (2. Gralsritter), Yuko Kakuta, Diana Haller, Torsten Hofmann, Hans Kittelmann (Vier Knappen), Julia Borchert, Petra van der Mieden, Tina Hörhold, Yuko Kakuta, Agata Wilewska, Michaela Schneider (Blumenmädchen), Tina Hörhold (Stimme aus der Höhe)

Regia: Calixto Bieito

Scene: Susanne Gschwender

Costumi: Mercé Paloma

Orchestra: Staatsorchester Stuttgart

Direttore: Manfred Honeck

Coro: Staatsopernchor, Extrachor und Kinderchor der Staatsoper Stuttgart

Maestro Coro: Michael Alber

Luci: Reinhard Traub

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo