A Parigi una nuova, assai discussa, Salomé

Contestata la regia di Lydia Steier, eppure con idee d’impatto

Salomé (foto Agathe Poupeney)
Salomé (foto Agathe Poupeney)
Recensione
classica
Parigi, Opéra Bastille
Salomé
15 Ottobre 2022 - 05 Novembre 2022

Una nuova produzione della Salomé di Richard Strauss già molto discussa e criticata non appena sono cominciate a circolare le prime anticipazioni sulla messa in scena della regista americana Lydia Steier. Ed alla première la Steir e tutto il suo staff sono stati alla fine molto contestati, mentre applaudita è stata la protagonista, il soprano Elza van den Heever, al suo debutto nel ruolo di Salomé, e poi anche la direzione musicale di Simone Young, nota specialista di Wagner e Strauss, che non ha deluso le aspettative. La Steier ha scelto di esacerbare i rapporti di potere tra i protagonisti, ed il ruolo che la seduzione ed il sesso vi giocano, con un effetto indubbiamente violento e scioccante, a cominciare da quei sacchi mortuari, che aprono la scena, con dentro corpi smembrati che vengono portati via dalla sala dove si sta consumendo il banchetto. E poi, sopratutto, la danza dei sette veli qui completamente, apparentemente, capovolta: Salomé non danza, resta immobile,  è Erode che le toglie a poco a poco le vesti e se ne appropria sessualmente con orgia finale, la richiesta della danza viene dunque cosi messa a nudo per quell’atto innanzitutto di violenza e sopraffazione che è. La principessa è una vittima del sistema corrotto ma la sua passività nella danza è l’atto di resistenza di una ribelle che arriva per disperazione a scelte radicali, estreme.

Anche tutta la bramosia fisica di Salomé per Jokanaan viene resa palese dalla sua masturbazione sopra la cisterna in cui il profeta è rinchiuso. Immagini forti, molto esplicite, che possono non piacere ma che suggeriscono riflessione, il problema è semmai che non sono supportate da scene e costumi adeguati, sopratutto questi ultimi firmati Andy Besuch davvero eccessivi, in alcuni casi da travestiti agghindati per Carnevale, che non aiutano certo all’immedesimazione nel dramma e più che significato suscitano ilarità e sentimento di tanto cattivo gusto inutile.

Salomé (foto Agathe Poupeney)
Salomé (foto Agathe Poupeney)

Quanto alle semplici scene di Homme Hinrichs, la sala del banchetto posizionata in alto dietro ad una parete trasparente all’inizio dello spettacolo non fa sentire bene le voci, e la pedana a gradoni che avanza al momento della danza è vista e rivista. Venendo ai cantanti, l’interpretazione di Elza van den Heever è un crescendo d’intensità, dagli acuti sicuri e svettanti come lame ma anche pianissimi accorati, presentata come una capricciosa adolescente d’oggi, con gli immancabili stivaletti militari, più che una conturbante bellezza lunare, come dice il libretto. Herodes è stato affidato al tenore John Daszak che ha già più volte interpretato con successo la parte e convince pure nel nuovo allestimento; al suo fianco, nei panni di Herodias è stata scelta il soprano finlandese Karita Mattila, pure assai credibile nel ruolo, in costume da vecchia prostituta che per il personaggio funziona, con interventi vocali sempre assai precisi a sottolineare la buona, secondo lei,  scelta della figlia a pretendere la testa del profeta. Quest’ultimo interpretato dal baritono basso Iain Paterson, visivamente non molto adatto al ruolo perché possente quando invece Salomé canta si essere affascinata dalla sua esilità e dal suo candore d’avorio, quindi viene meno il contrasto con gli altri uomini che Salomé rifiuta, ma che vocalmente regge bene la parte. Tra i tanti altri interpreti, si fa notare poi il bel timbro del tenore Tansel Akzeybek, un perfetto Narraboth, il capo delle guardie innamorato di Salomé. Assicura, infine, l’ottima prestazione dell’Orchestra dell’Opéra national de Paris la bacchetta di Simone Young che ben controlla  e rende una partitura che, come si sa, alterna momenti di grande impeto e ricchezza di note, orgiastici, con altri delicatissimi, di cristallina bellezza.

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