Parigi, prima mondiale di “Love & Fury” di Sciarrino
La composizione dell’autore siciliano proposta in abbinamento con musiche di Stravinsky
Ispirarsi ai maestri del passato per creare qualcosa di nuovo e metterne in evidenza la modernità. Questo il filo conduttore del concerto che si è tenuto all’Auditorium di Radio France a nell’ambito del Festival d’Automne à Paris. Stravinsky e Sciarrino nella prima parte della serata ispirati, rispettivamente, da Gesualdo da Venosa (1566 – 1613) e da Alessandro Stradella (1643 – 1682).
L’occasione per riproporre il Monumentum pro Gesualdo da Venosa ad CD Annum in tre movimenti scritto da Stravinsky nel 1960 e, in prima mondiale, il nuovo lavoro di Sciarrino Love & Fury (Songbook from Stradella) per voce e orchestra. E la voce è stata quella del grande soprano, ma anche direttore d’orchestra, Barbara Hannigan a cui il lavoro è dedicato. Gesualdo e Stradella accomunati anche dal sangue che macchia la loro storia personale, il primo conosciuto anche come compositore assassino per essersi vendicato dell’adulterio della moglie, uccidendo sia quest’ultima che l’amante; il secondo trovato assassinato sembra pure per una questione di donne.
Una serata d’eccezione che si è conclusa con una straordinaria esecuzione de L’Oiseau de feu di Stravinsky, nella sua prima versione del 1910, quindi la più moderna, da parte dell’Orchestre Philharmonique de Radio France diretta dal maestro spagnolo Pablo Heras-Casado.
Se Stravinsly per il suo Monumentum ha rielaborato dei madrigali di Gesualdo, Sciarrino invece all’oratorio San Giovanni Battista (1675) e all’ultima opera di Stradella, Il moro per amore (1681), che il suo autore non riuscì a vedere rappresentato perché assassinato prima, ma Love & Fury comprende anche due canzonette isolate, in tutto nove brevi brani per meno di trenta minuti d’ascolto. I due libretti, rispettivamente di Flavio Orsini e di Ansaldo Ansaldi, si alternano verso un crescendo di disperazione.
La fascinazione di Sciarrino per Stradella è antica, già vi ha dedicato l’opera Ti vedo, ti sento, mi perdo nel 2016, dovuta tra l’altro alla brevità dei suoi pezzi, caratteristica che lo rende più moderno, e per il fatto che i suoi recitativi si avvicinano a degli ariosi e le sue arie a dei recitativi, creando uno stile che si contraddistingue per fluidità espressiva e valorizzazione drammatica della parola.
Caratteristiche che si ritrovano nei brani di Sciarrino ma l’impressione è che la voce della Hannigan, pur dandosi a fondo, non li rende sempre al meglio, anche se scritti per lei, a volte mancando di flessibilità, a volte di fiato, a volte di rotondità.
Un programma comunque davvero ben pensato, che si è aperto con le tarde meditazioni classiche di Stravinsky, interpretate però in modo un po’ troppo freddo dall’Orchestre Philharmonique de Radio France che invece darà poi il suo meglio, con splendide parti soliste, nell’irruenza creativa del giovane Stravinsky che ha chiuso la serata.
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