Orlando scatenato

Orlando Julius & The Heliocentrics in tour italiano, alle radici dell'afrobeat

Foto Paolo Soriani
Foto Paolo Soriani
Recensione
world
Roots Island Torino
14 Febbraio 2015
Antesignano dell’afrobeat, ambasciatore della musica africana nel mondo, maestro e ispiratore di una "semidivinità" rispondente al nome di Fela Kuti: quando si parla dell’ultrasettantenne nigeriano Orlando Julius – cosa che ultimamente, nel circolo ristretto ma attento e fedele degli amanti della world music, capita piuttosto spesso – non si risparmiano elogi e superlativi. Parole grosse volano anche quando si tirano in ballo gli Heliocentrics di Malcolm Catto, giovane formazione britannica che da alcuni anni a questa parte s’è posta un ambizioso obiettivo: rivitalizzare, aggiornandoli al XXI secolo, e portare in giro per il mondo suoni e ritmi - soprattutto - di matrice africana e "retrò". A inizio 2014 queste due realtà, così lontane (geograficamente, anagraficamente) e così vicine (negli amori musicali), hanno deciso di unire le forze, dando vita a una collaborazione discografica e concertistica che giustifica in pieno, e anzi rilancia, gli entusiasmi di cui sopra: il disco [i]Jaiyede Afro[/i], uscito a settembre per la benemerita etichetta Strut (che aveva già documentato gli incontri di Heliocentrics con Lloyd Miller e Mulatu Astatke), ha raccolto consensi un po’ ovunque, mentre il tour europeo (una ventina di date dalla Turchia alla Scandinavia) è partito a gennaio. Arrivati a Torino per una delle quattro esibizioni italiane, Orlando Julius e gli Heliocentrics hanno scatenato il finimondo: funk, jazz, rock, esotismi assortiti e groove all’ennesima potenza sono stati gli ingredienti principali (ma non gli unici: impossibile citarli tutti) di 120 tiratissimi minuti in cui gli otto musicisti presenti sul palco hanno dato tutto e ancora di più, trascinando il pubblico in una festa ribollente di ritmo e sensualità. Nel suo inglese pressoché inintelligibile, tra un brano e l’altro l’anziano sassofonista ha citato James Brown: nome che, a ben vedere, racchiude in sé lo spirito di questa musica, cibo per l’anima e tonico per il corpo.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

world

Nonostante il mal di denti, Vieux Farka Touré ha sparso desert-blues elettrico a piene mani al Jumeaux Jazz Club di Losanna

world

Corde da Marocco e Iran per gli ultimi appuntamenti dell’edizione 2023

world

Dal mito all’elettronica, al Percussions Festival di Losanna il ritmo ha il volto nascosto