Nel carcere di Carsen

Il regista canadese conclude con "Da una casa di morti" il suo ciclo Janácek a Strasburgo

Recensione
classica
Opéra National du Rhin (Strasburgo)
Leos Janácek
27 Settembre 2013
“Da una casa di morti” firmato da Robert Carsen segna l’ultima tappa di un personale viaggio nel teatro di Janácek intrapreso qualche anno fa a Strasburgo che ha prodotto spettacoli felici come “Kat’a Kabanová” o “L’affare Makropulos”, visti anche in numerosi altri teatri europei. Dichiaratamente in sintonia con l’universo drammatico del compositore ceco, Carsen rende ancora più essenziale il già scarno alfabeto scenico del suo Janácek per un allestimento oltremodo scabro eppure di grande effetto sul piano teatrale. Rigettando qualsiasi lettura politica o libertaria (dopotutto la gran parte dei detenuti sono dei criminali comuni), Carsen restringe l’azione in uno spazio chiuso da tre altissimi muri grigi che impediscono qualsiasi contatto con il mondo esterno e annulla ogni visibile differenza fra individui (la scena unica è di Radu Boruzescu e i costumi monocromi di Miruna Boruzescu). Fatta eccezione per lo sghignazzo osceno delle pantomime nel secondo atto e il volo dell’aquila (vera) in sala nel finale, il minimalismo spinto della regia non è certo la conseguenza della mancanza di un vero tessuto narrativo, ma è piuttosto la necessaria risultante delle dinamiche opposte fra la cronaca del degrado etico dei "morti" e l’umana pietà che scaturisce dalle note. In buca, Marko Letonja dirige con asciutta precisione e attenzione alla dimensione cameristica. L’orchestra lo segue pur con qualche inciampo e imprecisione. Nel complesso all'altezza tutti i numerosi interpreti, comunque efficaci nel dar corpo al carattere corale dell’opera. Si fanno notare Nicolas Cavallier per la misurata nobiltà del suo Gorjancikov, l’incisivo Pascal Charbonneau nel piccolo ruolo di Alieja, e Andreas Jäggi (Skuratov) e Guy de Mey (Shapkin) nelle esuberanti rievocazioni dei rispettivi crimini.

Note: Nuova produzione dell’Opéra national du Rhin. Date rappresentazioni: (a Strasburgo) 27, 29 settembre, 1, 3, 5 ottobre; (a Mulhouse) 18 , 20 ottobre 2013.

Interpreti: Peter Straka (Luka Kuzmitch), Adrian Thompson (Il detenuto grande), Enric Martinez-Castignani (Il detenuto piccolo), Patrick Bolleire (Il comandante della piazza), Nicolas Cavallier (Alexandr Petrovitch Gorjancikov), Sunggoo Lee (Un gardien), Rémy Corazza (Il detenuto vecchissimo), Andreas Jäggi (Skuratov), Pascal Charbonneau (Alieja), Gijs Van der Linden (Una voce), Jens Kiertzner (Il cuoco), Martin Bàrta (Il pope), Peter Longauer (Tchekunov), Hervé Huyghues Despointes (il detenuto ubriaco), Guy de Mey (Shapkin), Mario Brazitzov (Il fabbro), Gijs Van der Linden (Kedril [Leporello]), Jean-Gabriel Saint-Martin (detenuto nella pantomima [Don Giovanni]), Martin Bàrta (Shishkov), Philip Sheffield (Cierevin)

Regia: Robert Carsen

Scene: Radu Boruzescu

Costumi: Miruna Boruzescu

Coreografo: Philippe Giraudeau

Orchestra: Orchestre philharmonique de Strasbourg

Direttore: Marko Letonja

Coro: Choeurs de l'Opéra national du Rhin

Maestro Coro: Michel Capperon

Luci: Robert Carsen e Peter Van Praet

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