Nabucco nostro contemporaneo

Alla Scala Verdi firmato Daniele Abbado

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
Giuseppe Verdi
01 Febbraio 2013
Questa nota è stata scritta dopo aver assistito alla prova generale di Nabucco il 30 gennaio scorso, pertanto non intende rendere conto dell'interpretazione dei cantanti. Il secondo titolo verdiano della stagione scaligera è affidato alla regia di Daniele Abbado, al suo debutto nel teatro milanese. Il risultato è visivamente ben riuscito anche per l'essenzialità dei mezzi escogitati dalla scenografa Alison Chitty. Ai lati due alte pareti di mattoncini rossastri con arcate, un po' alla Richard Peduzzi, mentre il fondale è luogo deputato delle proiezioni di Luca Scarzella che sviluppano e commentano gli oggetti in scena e quanto vi avviene. La Parte Prima è segnata da steli grigie che richiamano il Monumento alla Memoria di Berlino e fin dalla sinfonia a scena aperta chiariscono il salto temporale scelto dal regista, per poi venire riprese dall'alto nel filmato con gli ebrei in fuga. Non a caso i loro costumi sono anni Trenta, purtroppo poco distinguibili da quelli dei babilonesi se non per qualche kippa e lo scialle di Zaccaria (Dmitry Beloselsky, ben prestante e per nulla vegliardo come da libretto), sicché la contrapposizione fra i due gruppi si stempera e con essa le differenze religiose e perde forza la stessa conversione di Nabucco (Marco Vratogna), dittatore calvo in doppio petto grigio. Nella Seconda Parte il gioco a specchio fra palco e proiezioni sul fondale amplifica magnificamente il rogo con fiamme vere appiccato da Abigaille (Lucrecia Garcia). Come accade in seguito nella processione di teste e idoli in fil di ferro e durante la costruzione della statua di Belo, destinata a crollare. I coups de théâtre di Jehovah in verità paiono poco eclatanti, perfino quando Nabucco viene fulminato, e rimangono mere citazioni. Ben equilibrati i movimenti del coro i cui interventi acquistano sempre una valenza teatrale. Se qualcosa caso mai manca è la carica di perfidia di Abigaille ben necessaria all'intreccio, un po' per la staticità dell'interprete che si limita a fare il soprano, un po' per il suo anonimo cappottino di pelle nera che non abbandona nemmeno quando cambia stato sociale salendo al trono. L'elegante visionarietà dello spettacolo finisce comunque per allargare a ventaglio il tema dell'esilio e dello sradicamento, dalla Shoah a quanti oggi ne sono vittime, palestinesi, tibetani, nordafricani... Lettura non di poco conto. La direzione di Nicola Luisotti è tesa e drammaticamente efficace, con un assoluto controllo dell'organico, più attenta a magnificare i pieni orchestrali che a disegnare i passaggi più delicati

Interpreti: CAST DELLA GENERALE Nabucco Marco Vratogna Ismaele Aleksandrs Antonenko Zaccaria Dmitry Beloselsky Abigaille Lucrecia Garcia Fenena Nino Surguladze Abdallo Giuseppe Veneziano Anna Silvia Della Benetta Il Gran Sacerdote Ernesto Panariello

Regia: Daniele Abbado

Direttore: Nicola Luisotti

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo