Nabucco monumentale

"Nabucco" è un'opera intrisa di solennità, austerità e biblica grandezza: è la storia di un'epica liberazione, di una conversione miracolosa. E tutto ciò è stato rappresentato questa sera, scivolando, a volte, in una poco espressiva e redditizia, ai fini dei contenuti musico-teatrali, stasi statuaria, sia dal punto di vista delle voci, che della messinscena.

Recensione
classica
Palafenice Venezia
Giuseppe Verdi
01 Febbraio 2001
"Nabucco" è un'opera intrisa di solennità, austerità e biblica grandezza: è la storia di un'epica liberazione, di una conversione miracolosa. E tutto ciò è stato rappresentato al Palafenice, scivolando, a volte, in una poco espressiva e redditizia ai fini dei contenuti musico-teatrali, stasi statuaria, sia dal punto di vista delle voci, che della messinscena. Che i cantanti debbano, in questa partitura, sfoggiare potenza, non vi è dubbio, ma in più di un'occasione si è avuto la sensazione che tale caratteristica tecnica fosse fine a se stessa, non concedendo molto spazio agli spiragli sentimentali e lirici, che pure si trovano nella musica di Verdi, così ricca di idee estremamente semplici, ma efficaci. Il Nabucco di Carlo Guelfi, dunque, indubbiamente valido, non ha brillato per doti attoriali, così come lo Zaccaria di Francesco Ellero, anche se il suo è proprio un personaggio-monumento della religiosità. Iano Tamar (Abigaille) ha restituito una prima parte forse poco coinvolgente. Di ostacolo agli interpreti, la regia, che, come in fermi-immagine, ha congelato le scene in quadri statici con il coro quasi sempre fermo, anche contro le esigenze di una musica che descriveva ritmicamente il movimento. Le scene, fatta eccezione per le quinte ruotanti ed un ponte elevatoio, erano fisse in pannelli che dichiaravano, nel vero senso della parola, la loro appartenenza: versetti ebraici su fondo nero commentavano il Dio di Zaccaria, caratteri cuneiformi oro su rosso richiamavano le origini di Nabucco e Abigaille. L'orchestra diretta da Gyorgy Gyorivanyi Rath è apparsa lucida nell'esecuzione, fin dalla sinfonia con una chiara esposizione dei molteplici motivi e nella scansione della scrittura ritmica. Il bis di "va pensiero" eseguito durante lo spettacolo: una concessione al melomane, ma certo scelta discutibile dal punto di vista drammaturgico.

Note: Allestimento Teatro dell'Opera di Montecarlo

Interpreti: Nabucco, Carlo Guelfi/Marco Chingari; Ismaele, Carlo Barricelli/Nicola Sette; Zaccaria, Francesco Ellero D'Artegna/Arutjun Kotchinian; Abigaille, Iano Tamar/DenÌa Mazzola; Fenena, Anna Maria Chiuri/Silvia Pasini

Regia: Isabelle Partiot

Costumi: Katya Duflot

Orchestra: Orchestra del Teatro La Fenice

Direttore: Gyorgy Gyorivanyi Rath

Coro: Coro del Teatro La Fenice

Maestro Coro: Piero Monti

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