Nabucco dopo la tempesta

Successo al Teatro del Maggio per il capolavoro giovanile verdiano

Recensione
classica
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino Firenze
Giuseppe Verdi
21 Gennaio 2014
Il ricordo incancellabile di Claudio Abbado sul podio di Firenze, dalla lontana Cenerentola all'Elektra coi Berliner alla Nona di Mahler per l'inaugurazione del nuovo Teatro del Maggio alla Leopolda: la prima fiorentina del Nabucco (che riprendeva lo spettacolo di Cagliari di Leo Muscato, premio Abbiati 2012 per la miglior regia) non poteva che aprirsi con un silenzioso omaggio al maestro, in un Teatro Comunale pieno come non lo si vedeva da tempo. Passata forse la fase più dura della sua crisi, il teatro fiorentino cerca un rilancio, e il caloroso successo di questo Nabucco è di buon auspicio. Molti meriti vanno ad un'Abigaille come la potente ed incisiva Anna Pirozzi, decisamente svettante in un giovane cast che vedeva, in Dalibor Jenis, un protagonista generoso ma per ora alquanto acerbo (nelle repliche del 26 e 30 è però atteso il veterano Leo Nucci), tra gli altri segnaliamo l'intensa Fenena di Annalisa Stroppa. Sul podio, Renato Palumbo proponeva un Verdi nobile e non corrivo anche nel trattamento dell'orchestra, come dev'essere oggi, ma con qualcosa di contraddittorio, tra un bel fiammeggiare naturale di cabalette e qualche scelta più peregrina, forse a discapito dell'incisività ritmica e dell'accento verdiano più giusto (o che continua ad apparirci tale nonostante tante recenti disavventure), fino alla curiosa e quasi sfibrata decantazione di “Va pensiero”. Ma vista l'eccellente risposta dell'orchestra – pensiamo alle puntute presenze dei legni, o ai violoncelli della scena di Zaccaria - il segno è nel complesso positivo, mentre forse qualcosa non ha funzionato nell'adattarsi dello spettacolo cagliaritano alla scena fiorentina, con qualche difficoltà di manovra del coro e qualche errore di dosaggio degli effetti. Successo comunque pieno.

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