Muti per Dante

A Ravenna il concerto clou delle celebrazioni per il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, col Verdi sacro, un Liszt visionario e il nuovo “Purgatorio” di Tigran Mansurian

Il concerto dantesco di Muti a Ravenna (Foto Silvia Lelli)
Il concerto dantesco di Muti a Ravenna (Foto Silvia Lelli)
Recensione
classica
Ravenna, Giardini Pubblici
Concerto straordinario nell’ambito delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri
12 Settembre 2021

Giornata di grandi festeggiamenti, a Ravenna, per la conclusione ufficiale delle celebrazioni dantesche organizzate dal Comune della città che ospita le spoglie del Poeta, morto nella notte del 13 settembre 1321. Si comincia la mattina, con l’omaggio dei sindaci di 60 città italiane che conservano memorie dantesche. Poi la ‘Messa di Dante’ celebrata dal Cardinal Ravasi nella Chiesa di San Francesco, a fianco della tomba fatta oggetto di un pellegrinaggio senza sosta, e l’offerta simbolica dell’olio giunto dalla natia Firenze. Letture di versi danteschi in ogni luogo e ora, con Lino Guanciale, Sandro Lombardi, Ermanna Montanari. Infine il grande concerto ai Giardini Pubblici, organizzato dal Comune col supporto artistico del Ravenna Festival e  affidato – il va sans dire – a Riccardo Muti. Una giornata davvero emozionante!

Il programma musicale è stato strettamente confezionato per l’occasione e sull’occasione, in sinergia con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino che ha fornito il coro (diretto da Lorenzo Fratini) e vari strumentisti a rimpolpare l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

Le Laudi alla Vergine Maria di Giuseppe Verdi (terzo numero dei cosiddetti Quattro pezzi sacri che chiudono l’attività creativa del compositore) intonano i versi spirituali messi in bocca a San Bernardino nell’ultimo canto della Commedia: una delicatissima preghiera ricca di enunciazioni teologiche, che Verdi trasforma con grande sensibilità in un piccolo gioiello di polifonia femminile e che Muti cerca di valorizzare sul piano espressivo, a dispetto delle voci ancora fredde.

Purgatorio di Tigran Mansurian è una fra le tre composizioni dantesche commissionate quest’anno dal Ravenna Festival, già presentata in prima esecuzione il 4 luglio a Erevan, nell’ambito di quelle ‘Vie dell’Amicizia’ che vedono ogni anno Riccardo Muti ambasciatore di gemellaggi culturali e umanitari. Armeno, 82 anni, portavoce artistico del suo popolo nel mondo e dichiarato cultore di Dante, Mansurian ha costruito per l’occasione una lenta e cristallina trenodia sui versi che avviano la seconda cantica della Commedia e sul «Padre nostro» che ne apre l’undicesimo canto. Lo stile compositivo altalena fra tonalità e modalità, poco incline alla modulazione e alla varietà ritmica, attestatasi su una regolare e ben marcata scansione binaria. Motivi di varietà sono piuttosto i vari assoli affidati al violoncello (un vero lusso la presenza di Giovanni Sollima) e l’ingresso della voce solista dopo una prima parte dominata dal coro misto. Un particolare elogio va al giovane baritono armeno Gurgen Baveyan per la netta dizione italiana e la delicatezza nell’affrontare le tessiture più acute richieste dalla partitura.

Di tutt’altra natura musicale è la possente e visionaria Sinfonia Dante che Liszt ha composto su ispirazione della Divina Commedia, sorta di poema sinfonico senza un vero percorso narrativo, con alcuni celeberrimi versi danteschi virtualmente intonati attraverso declamazioni strumentali notate con precisione in partitura. Muti ne ha saputo rendere tutta la suggestione sonora, nei suoi contrasti ripetuti fra il terribile e l’affettuoso. Se il movimento denominato «Inferno» offre all’interprete numerose possibilità di emergere, per la varietà di soluzioni compositive che in certi passi sembrano fin preludere a Mahler, il «Purgatorio» è un lungo ‘purgatorio’ monocolore in attesa di un ‘paradiso’ che non giungerà mai, sostituito da un seducente «Magnificat», qui esaltato per la delicatezza delle voci femminili del coro fiorentino.

Serata dunque tutt’altro che ovvia nella composizione del programma e impreziosita dall’ambientazione nei Giardini Pubblici di Ravenna, con l’elegante facciata posteriore della Loggetta Lombardesca sullo sfondo. Nei limiti consentiti dal grande spazio aperto, è apparsa buona l’acustica, aiutata da discretissimi diffusori del suono già più volte sperimentati. Ma il concerto si potrà godere in teatro chiuso nelle repliche del 13 settembre a Firenze e del 15 a Verona, a conclusione di un mini tour fra le tre città più significative nella biografia dell’Alighieri.

 

 

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