L’OPV inaugura “Tempi e tempeste”

Padova: Claudio Ambrosini e Alessandro Taverna avviano la nuova stagione musicale

Alessandro Taverna e l'OPV
Alessandro Taverna e l'OPV
Recensione
classica
Padova
Inaugurazione stagione OPV
11 Ottobre 2018

Un ricco programma inaugura la nuova stagione musicale dell'Orchestra di Padova e del Veneto, intitolata Tempi e tempeste , a cominciare dalla notizia che vede il direttore artistico e musicale Marco Angius confermato per i prossimi tre anni. Lo annuncia il Vicepresidente della Fondazione OPV Paolo Giarretta dal palco del Pollini di Padova, con un bel discorso a sottolineare il valore della nuova commissione affidata a Claudio Ambrosini per celebrare il centesimo anniversario dell’Armistizio della Prima guerra mondiale. Così, dopo l'esecuzione dell'inno nazionale avviata dal direttore ospite Giordano Bellincampi, l'orchestra fa rivivere l'Aria della battaglia di Annibale Padovano, contemporaneo dei Gabrieli, che il compositore ha scovato durante le sue ricerche. In linea con lo spirito del brano, la ricostruzione strumentale di Ambrosini si rivela incisiva, dato l'ingente impiego delle percussioni, mentre una parte più contemplativa, caratterizzata da sonorità sospese, si organizza per ampie campate in crescendo di indubbio coinvolgimento emotivo.

Sin dagli accordi introduttivi che avviano il Quarto Concerto per pianoforte di Beethoven, Alessandro Taverna rende note le sue esigenze espressive. L'incontro tra il solista e l'orchestra avviene infatti più per compenetrazione tra le parti che nel conflitto, mentre il suo virtuosismo assume sembianze sempre diversificate, benché indirizzate unicamente alla conduzione di un fraseggio vivo. Nella lunga cadenza solistica del primo movimento, nella lirica drammaticità disseminata lungo il secondo, e nel mordente finale, si rintracciano le vette più alte di un'interpretazione capace di evidenziare il carattere e il profilo di un musicista che nulla ha da invidiare ai grandi nomi del firmamento pianistico. I concitati richiami del pubblico lo incollano una volta ancora allo strumento per la Fuga dalle Variazioni su un tema di Telemann di Max Reger, mentre La Grande di Schubert porta a termine la serata.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Al Teatro La Fenice grande successo per l’opera di Arrigo Boito nel brillante allestimento di Moshe Leiser e Patrice Caurier con la solida direzione musicale di Nicola Luisotti

classica

Due giovani che non sono più delle promesse ma due tra le più belle realtà dell’affollato panorama pianistico attuale

classica

L’opera di Aaron Copland debutta al Piccolo Regio