Le "vecchie" Nozze di Battistoni

Il giovane direttore debutta alla scala col Mozart di Strehler

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
Wolfgang Amadeus Mozart
23 Marzo 2012
L’inveterata tradizione di recuperare allestimenti storici per montare in fretta uno spettacolo ‘che funziona’ è di quelle dure a morire. Non basta avere le scene già fatte per ridare vita a un allestimento, giacché è vero proprio il contrario: è necessario sforzo doppio per dare senso a una messinscena che necessita di un’ulteriore iniezione di vita. Col 2012 ci si avvicina ai quarant’anni di vita delle Nozze di Figaro con la regia di Strehler: alla Scala si è vista per la nona volta dal 1981 a oggi, prima diretta (in comunanza d’intenti col regista) da Muti, oggi trampolino di lancio milanese per il giovanissimo (classe 1987) Andrea Battistoni. E già qui la Scala si dimostra poco garbata: non si fa debuttare un direttore con un vecchio spettacolo assemblato, è il modo migliore per costringerlo entro schemi precostituiti di cui non è affatto detto condivida i presupposti. Tant’è: alla fine delle recita si esce annoiatissimi, con l’impressione di aver assistito a qualcosa a cui manca l’anima e, cosa ancor più grave, il teatro (con Mozart!). Già dall’ouverture era chiaro cosa non avrebbe funzionato: Battistoni ha un gesto enorme, al limite della sopportabilità, che non si traduce in grandi contrasti dinamici, ma – al contrario – costringe gli orchestrali a rincorse a perdifiato senza fraseggio, con un suono zanzara e un atteggiamento remissivo da sembrare un Mozart vecchio di cinquant’anni. Senza contare gli scollamenti col palco, alle volte difficilmente recuperabili come nel coro “Giovani liete”. Il cast ha in Fabio Capitanucci e Nicola Ulivieri (seppure un po’ sfuocato) gli unici a sapere cosa significhi interpretare Mozart in italiano (nello stile e nella dizione), mentre Aleksandra Kurzak e Dorothea Röschmann disegnano rispettivamente una Susanna e una Contessa di cui non si capisce una parola e il cui canto non è sempre a posto (rispettivamente striminzito per la prima, non sempre intonato la seconda). Ottimo il Cherubino di Katija Dragojevic, ma affonda anche lui/lei nell’inerzia che coinvolge tutti. In questa sorta di anti-teatro che è la ripresa delle Nozze, alla fine una cosa è certa: Strehler è morto, facciamocene una ragione.

Interpreti: Il Conte d'Almaviva: Fabio Capitanucci; La Contessa d'Almaviva: Dorothea Röschmann; Susanna: Aleksandra Kurzak; Figaro: Nicola Ulivieri; Cherubino: Katija Dragojevic; Marcellina: Natalia Gavrilan; Bartolo: Maurizio Muraro; Basilio: Carlo Bosi; Don Curzio: Emanuele Giannino; Barbarina: Pretty Yende; Antonio: Davide Pelissero.

Regia: Giorgio Strehler (ripresa da Marina Bianchi)

Scene: Ezio Frigerio

Costumi: Franca Squarciapino

Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala

Direttore: Andrea Battistoni

Coro: Coro del Teatro alla Scala

Maestro Coro: Bruno Casoni

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