Le masse sonore dell'avanguardia europea
Evan Parker, Alex von Schlippenbach e Paul Lovens al Metastasio di Prato
Recensione
jazz
Evan Parker, Alex von Schlippenbach e Paul Lovens si muovono in un ambito sonoro-improvvisativo che esplorano insieme dal 1970. Artisti europei che usano la chiave di accesso del free per seguire suggestioni, costruire architetture, infrangere schemi. Da oltre trenta anni i nostri si aggirano nei meandri più profondi dell'improvvisazione collettiva con una curiosità onnivora che li condanna ad essere sempre diversi come uguali a loro stessi. Anche la performance di Prato lo conferma. Il "fare musica" nel pieno rispetto dell'evento sonoro, dell'immediatezza, lontani da retoriche linguistiche è sempre quello, ma diverso, e non può essere diversamente, è l'approccio del singolo. Salta subito all'orecchio il ruolo di Parker che, da anni lontano dal musicista del grido, della rottura, nel trio oggi espone un linguaggio quasi collloquiale e caldo, disegna un suono puro allontanando sia l'uso nevrotico della respirazione circolare, sia la ricerca estrema di multisuoni e armonici. Al Metastasio giocano un ruolo decisivo lo spazio sonoro e la scelta del concerto acustico. Parker nei collettivi rimane schiacciato dai compagni e fatica non poco anche solo ad imporre il suo tenore. Lovens è asfissiante nel gioco ritmico coloristico: con un set strumentale ridotto inventa, in una ricca gestualità, soluzioni fantasmagoriche. Peccato che non rispetti sempre gli altri, qualche silenzio avrebbe giovato. ll pianoforte di Schlippenbach offre probabilmente il segno più forte della serata. Tocco sensibile, grovigli sonori, esecuzione spezzata, linguaggio sinfonico, prende per mano gli altri in un percorso musicale che leader non riconosce.
Interpreti: Evan Parker: sax tenore; Alex von Schlippenbach: pianoforte; Paul Lovens: batteria.
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