Le curiose avventure teatrali di Goethe tra Cimarosa e Mozart

La prima rappresentazione moderna per il Festival Pergolesi Spontini della seconda versione delle "Theatralische Abentheuer" ha riportato sulle scene un "pasticcio" nato per iniziativa di Goethe, che lo presentò nel 1797 al Teatro di Corte di Weimar del quale era direttore: si tratta di un rimaneggiamento in tedesco de "L'impresario in angustie" di Cimarosa con l'aggiunta di brani dello "Schauspieldirektor" di Mozart.

Recensione
classica
Teatro Comunale Pergolesi Jesi
Mozart e Cimarosa
03 Settembre 2006
La prima rappresentazione moderna per il Festival Pergolesi Spontini della seconda versione delle "Theatralische Abentheuer" ha riportato sulle scene un "pasticcio" nato per iniziativa di Goethe, che lo presentò nel 1797 al Teatro di Corte di Weimar del quale era direttore: si tratta di un rimaneggiamento in tedesco de "L'impresario in angustie" di Cimarosa con l'aggiunta di brani dello "Schauspieldirektor" di Mozart. Inserito nel filone del teatro musicale che guarda ironicamente ai suoi vizi il risultato è uno di quegli assemblaggi con musiche di più autori, figlio di quegli stessi vizi ferocemente biasimati a partire da Benedetto Marcello fino alla critica idealistica. Forse conscio della contraddizione, Goethe aveva spostato progressivamente il centro della trama sui sentimenti e le peripezie amorose di Isabella, una primadonna, e Polidoro, un compositore, incastonate tra le invidie del resto della troupe. I recitativi delle "Abentheuer" si sono persi e quindi per la rappresentazione sostituiti da un monologo per voce recitante: curato da Italo Nunziata e Vincenzo De Vivo –consulente scientifico del Festival– il testo restituisce solo molto parzialmente la novità di Goethe: un'opera comica metateatrale che si trasforma in un dramma semiserio, non privo di languori borghesi. Di conseguenza neppure l'elaborata regia di Nunziata in stile "farsa napoletana", con uso eccessivo di mosse e vezzi, centra il mutamento dei personaggi anche quando nel finale con un sentito e niente affatto comico "mea culpa" condannano il loro egoismo artistico proclamando il vero teatro un lavoro collettivo. In un cast piuttosto modesto si è distinto solo il mezzosoprano Damiana Pinti, mentre la direzione di Corrado Rovaris, pur se non brillante nel fraseggio, è apparsa sicura.

Note: Prima rappresentazione assoluta in epoca moderna, nella versione originaria tedesca del 1797 ricostruita da Jean-Yves Aizic, con un testo di Italo Nunziata e Vincenzo De Vivo

Interpreti: Enrico Marabelli (Lorenzo), Filippo Bettoschi (Orlando), Antonis Koroneos (Polidoro), Milagros Poblador (Isabella), Olatz Saitua (Rosalba), Damiana Pinti (Merlina), Wolfram Kremer (narratore)

Regia: Italo Nunziata

Scene: Pasquale Grossi, luci di Patrick Latronica

Costumi: Pasquale Grossi

Orchestra: Accademia I Filarmonici

Direttore: Corrado Rovaris

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo

classica

Napoli: per il Maggio della Musica

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione